Autostrade, le condizioni del governo: “Aspi accetti o è revoca”
In ogni caso, stando a quanto filtra da fonti governative, l’intenzione è quella di chiudere la partita prima dell’inaugurazione del Ponte di Genova. Sarebbe paradossale, anche sotto il profilo simbolico, se accadesse il contrario. I due pacchetti illustrati in serata valgono un ultimatum alla società: o vi fate carico degli oneri, oppure non avremo alternative alla revoca. Sono state “concordate delle condizioni minime – spiegano dal governo – al di sotto delle quali rimane irricevibile qualsiasi proposta di controparte e diventa automatica la revoca”. Anche perché il premier non può non tenere conto dei malumori che comunque permangono in casa 5S. Al tavolo dei ministri, nel pomeriggio, non c’erano esponenti grillini. E a quanto pare non era un caso. La loro posizione sulla vicenda Autostrade resta rigida. “Io non immagino un futuro in cui ridare a Benetton le Autostrade”, ha ribadito a Porta a Porta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Se è una rigidità effettiva o pura tattica lo si capirà nei prossimi giorni.
Di certo, è in atto un pressing serrato da parte del Partito democratico per chiudere tutte le grandi vertenze. E in fretta. Anche per non dare ulteriori alibi al centrodestra che cinge d’assedio ormai il governo e giocare d’anticipo sulla crisi economica d’autunno. Palazzo Chigi dà una sterzata all’affare Autostrade. Ma sul tavolo ci sono anche la maxi vertenza Alitalia, in cima ai dossier sul tavolo della ministra De Micheli. Nel pomeriggio, con Gualtieri e il premier Conte avrebbero affrontato anche il tema Reti, sollevato da Beppe Grillo. “La maggioranza dovrebbe chiudere davvero i capitoli aperti da troppo tempo – incalza il segretario dem Nicola Zingaretti – legati alla rinascita italiana: penso ad Alitalia, ad Autostrade o all’ex Ilva”. Il vertice serale del governo coi capi delegazione concede altro tempo: “Serve un’ulteriore valutazione politica”, è l’escamotage finale. Ma siamo alla stretta finale.
REP.IT
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