Stef Blok, un olandese a Roma per dettare le condizioni

Il colloquio con Di Maio alla Farnesina è cordiale e franco, come si dice in linguaggio diplomatico per indicare confronti senza tensioni ma nella distanza più totale delle posizioni degli interlocutori. “E’ un dovere degli Stati fondatori dell’Ue, quali sono l’Italia e i Paesi Bassi, dare una risposta straordinaria ad una crisi straordinaria di cui nessuno ha colpa”: il ministro degli Esteri italiano tenta parole definitive con Blok. Ma l’intesa a 27 è ancora lontana. Tanto che a Bruxelles non escludono un secondo vertice entro la fine di luglio, oltre al consiglio europeo straordinario convocato oggi dal presidente Charles Michel per il 17 e 18 luglio.

Due giorni per discutere. E sarà la prima volta che i 27 leader europei si incontrano di persona da quando a marzo sono state decise le misure di lockdown per pandemia. Non si vedono fisicamente tutti insieme dal 20 febbraio scorso, quando si chiusero in summit a Bruxelles per due giorni senza trovare un’intesa sul bilancio pluriennale 2021-2027, proprio nelle stesse ore in cui a Codogno emergevano i primi casi di contagio da covid. A metà luglio riprenderanno proprio da lì, dal bilancio pluriennale che nel frattempo la Commissione europea ha proposto di modernizzare per fare in modo che inglobi il nuovo recovery fund: 750mld di euro, ripartiti tra 500mld di sussidi e 250mld di prestiti, da raccogliere sul mercato con bond emessi dalla Commissione e con risorse proprie (tasse sul digitale, carbon tax e altre) da istituire.

Ecco, però ancora non ci siamo. Finalmente c’è una data per il summit straordinario di luglio, voluto in presenza a Bruxelles per favorire la discussione e magari la firma dell’intesa. Ma l’accordo ancora non c’è, nonostante gli evidenti segnali di attenzione di un paese recalcitrante come l’Olanda nei confronti dell’Italia. “L’Italia è stata particolarmente colpita dalla crisi – dice Blok – ma anche l’Olanda lo è stata. E l’economia olandese ne uscirà come la più colpita per via della sua struttura particolarmente aperta agli scambi commerciali”.

Di Maio lo ringrazia per gli aiuti arrivati dall’Aja: 32 tonnellate di gel disinfettante, segnale modesto che l’Italia ha apprezzato. Ieri, incontrando Di Maio, il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas ha riferito della “disponibilità dell’Austria e dell’Olanda a trattare”. Sembrerebbe chiaro che i paesi ‘frugali’ riusciranno a mantenere i cosiddetti ‘rebates’, gli sconti ai contributi sul bilancio dell’Unione di cui beneficiano perché non sfruttano molto i fondi europei. Ma si tratta ancora sul resto: la dimensione totale del fondo, la proporzione tra sussidi e prestiti, la ripartizione delle risorse. Quest’ultimo tema punta dritto alla Polonia, destinataria di 64mld di aiuti, al terzo posto per le risorse che le vengono assegnate dopo Italia e Spagna (rispettivamente 172mld e 140mld) eppure meno colpita dalla pandemia rispetto ad altri paesi come il Belgio, per dire.

Anche sui sussidi Blok è lapidario: “Non sono convinto che le finanze pubbliche non si sostengano con i sussidi”. E poi lancia una frecciata al cuore del recovery fund: “Non siamo entusiasti di qualsiasi forma di debito europeo”.

Ursula von der Leyen comunque continua a dare la sua parola che la proposta della Commissione europea non verrà stravolta. Lo ha fatto oggi incontrando i presidenti dei gruppi parlamentari dell’Eurocamera. Per lei sarebbe confermata la ripartizione tra 500mld di sussidi e 250mld di prestiti, il Parlamento avrà poteri di controllo sulle spese, come chiesto dal presidente David Sassoli la settimana scorsa. E in più, la presidente presenterà un piano dettagliato con contenuti e tempi sull’aumento del tetto delle risorse proprie nel bilancio europeo, punto molto sensibile per una larga maggioranza parlamentare che va dal Ppe ai socialisti, liberali, Verdi, sinistra ed eletti M5s.

La presidente dell’esecutivo di Palazzo Berlaymont si è detta anche d’accordo su una soluzione-ponte di 11 miliardi e mezzo per mettere a disposizione risorse a partire da settembre, in quanto il recovery fund sarà operativo da gennaio 2021, se tutto va bene. Ma proprio la soluzione-ponte è argomento ancora dibattuto nello scontro tra nord e sud Europa. I ‘frugali’ sono contrari perché, dal loro punto di vista, l’Ue ha già messo a disposizione 540mld di aiuti, tra la linea di credito del Mes (240mld), l’intervento della Bei (200mld) e il piano Sure della Commissione (100mld che però, va detto, non saranno disponibili prima di settembre). Della serie: se l’Italia ha bisogno di soldi subito, usi queste risorse. Tradotto: usi il Mes, che dispone di fondi pronti all’uso, oltre 36mld per l’Italia. Blok lo dice esplicitamente a Roma.

“Tutti i Paesi concordano sulla necessità di interventi straordinari per fronteggiare una situazione straordinaria, permangono differenze di vedute su quali siano le soluzioni da adottare”, conclude Di Maio dopo l’incontro con Blok. Ma “nessuno può farcela da solo”.

L’HUFFPOST

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