Il nodo Quirinale e lo stallo della politica
di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Come ha detto ieri uno dei big democratici, “abbiamo posti in piedi per aspiranti presidenti della repubblica e segretari ma nessuno che va in giro per la campagna elettorale”. I maggiorenti Pd comprendono che il governo funziona a scartamento ridotto, che i Cinquestelle sono perennemente alla ricerca di un domani, ma per salire al Colle quei trecento voti sono pressoché indispensabili. Quindi lisciano loro il pelo.
I grillini sono divisi, sospesi nel tempo futuro dell’irrealtà ma sanno che qualsiasi scenario diverso da questo li vedrebbe penalizzati, in termini di potere e rappresentanza parlamentare, e così navigano a vista sperando che non venga peggio. A dare una spallatina ci ha provato Renzi, ma poi i sondaggi non proprio brillantissimi lo hanno ricondotto a più miti consigli. Del premier c’è poco da dire, perché anche lui aspira in Alto e perché palazzo Chigi è sempre stato un luogo che distorce la realtà e fa apparire tutto meno importante rispetto all’ipotesi di restare un giorno in più tra i meravigliosi arazzi di piazza Colonna. Capitava anche a navigati democristiani abituati alle discese e alle risalite nei palazzi del potere, figuriamoci con il professor Conte.
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