M5S, la scissione appare sempre più vicina
Lo spettro della scissione dietro la diatriba tra Casaleggio jr e Beppe Grillo
Le parole di Casaleggio non hanno fatto altro che cristallizzare posizioni che appaiono ormai molto chiare da tempo. Da una parte Casaleggio e Di Battista che desiderano far tornare il M5S “alle origini” e dall’altra Grillo e Conte che cercando di salvaguardare il governo e prefigurano un’alleanza stabile col Pd. Una resa dei conti pare inevitabile, ma non così immediata. “Grillo sta cercando di prendere tempo”, spiega a ilGiornale.it il filosofo Paolo Becchi, per lungo tempo vicino al M5S. “Stiamo assistendo a punzecchiature da una parte e dall’altra per cercare di posizionarsi in questa futura discussione. Si tratterà di vedere cosa succederà col Mes e anche per questo Conte sta cercando di far slittare questa discussione addirittura a settembre”, osserva il filosofo genovese. Ma anche Casaleggio jr non pare intenzionato ad andare allo scontro chiedendo subito la convocazione del voto sul capo politico. “Secondo lo statuto potrebbe farlo perché è passato troppo tempo ormai da quando Di Maio ha dato le dimissioni. Potrebbe insistere se il 10% degli iscritti chiedesse il voto sulla piattaforma Rosseau, ma non mi pare che Casaleggio voglia andare verso questa direzione”, sottolinea Becchi.
Una scissione sembra, dunque, sempre più probabile perché “non mi pare che corra buon sangue tra Casaleggio e Grillo, anzi – aggiunge Becchi – sembra evidente che i rapporti personali si siano sfilacciati e che ci sia un diverso modo di intendere il futuro del M5S”. Il filosofo è anzi convinto che “il M5S, se vuole uscire dalla crisi, deve sdoppiarsi”. Da un lato il Movimento di governo, rappresentato da Conte, Grillo e Di Maio e dall’altro lato “un M5S 2.0 di lotta, che non necessariamente farebbe opposizione, ma raccoglierebbe i militanti più duri e puri che non si riconoscono in questo governo”, prefigura il filosofo Becchi, sicuro che “il Movimento non si indebolirebbe, ma anzi si sdoppia e si arricchisce”.
Una tesi che non convince il sondaggista Renato Mannheimer: “Queste divisioni si ripercuotono nell’elettorato e, almeno stando ai sondaggi, i grillini continuano a perdere consensi”. Ma se ci fosse una scissione “entrambi i partiti avrebbero dei risultati scarni perché, anche se non si può ancora fare una stima, i grillini della prima ora non riuscirebbero a intercettare i delusi in quanto ormai l’entusiasmo della prima ora si è perso”, ci spiega il sondaggista. Solo il premier Giuseppe Conte sarebbe in grado di salvare il M5S. “La base dei grillini è molto movimentista e, anche se è presto per dirlo, potrebbe seguire Conte candidato premier, con l’appoggio di Grillo, perché il premier ha grande successo”, sentenzia Mannheimer. “Conte è la persona giusta, per Grillo, per dar vita a questo nuovo polo di centrosinistra. Sarebbe il nuovo Prodi”, gli fa eco Becchi.
IL GIORNALE
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