Il Ponte dei record bloccato dal governo
Questa è la storia di un ponte. Anzi del ponte. Tirato su a tempi record per un’infrastruttura in Italia. A Genova, sulle macerie di un altro ponte, il Morandi, crollato il 14 agosto del 2018. Questa è la storia di un ponte che sarà pronto a fine luglio, ma che non si sa ancora quando potrà essere utilizzato. Perché per essere aperto al traffico ha bisogno di una verifica di agibilità. La verifica può iniziare già subito, in parallelo alla conclusione dei lavori e al collaudo, ma non è partita. E non è partita perché la verifica la deve fare il concessionario, cioè chi custodirà e gestirà l’opera. Il Governo, però, non ha scelto il custode. E dato che il custode avrà bisogno di almeno un mese per la verifica, ecco che a fine luglio, quando sarà pronto, il ponte sarà lì. Pronto, ma chiuso.
Questa è la storia di un ponte preso in ostaggio da una non decisione – quella sul concessionario – che a sua volta è legata a un’altra non decisione, sempre in capo al Governo: togliere o no il ponte e le autostrade ai Benetton? La decisione non matura perché il Pd e i 5 stelle la pensano in modo opposto. Quindi non si decide sulla revoca e a sua volta non si decide sul custode del nuovo ponte. Il cortocircuito è qui, nella contesa tra il Governo e Atlantia che infetta anche quella che dovrebbe rappresentare una pagina nuova, pulita. E invece di voltare pagina propone e amplifica le dinamiche di due anni fa, quando Giuseppe Conte si precipitò a Genova per dire che andava fatta subito giustizia, che bisognava avviare immediatamente la revoca della concessione. La foga della politica e poi la non decisione, lo stallo, i balletti tra i partiti. E questo cortocircuito non chiude la ferita di quella tragedia, la memoria delle 43 vittime, il dolore dei familiari, il dramma degli sfollati. Perché non decidere chi sarà il custode del nuovo ponte e allo stesso tempo sulla concessione tiene in campo i Benetton. E questo i parenti delle vittime non lo accettano. Il Comitato che li rappresenta non sarà all’inaugurazione del nuovo ponte: “Quel momento, in quel luogo, non può essere parte di noi”. E nella diserzione emerge la ragione del non essere lì e cioè proprio il rischio di ritrovarsi a fianco dei manager di Autostrade, scelti nel frattempo come custodi.
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