Mes, quali sono le condizioni per incassare 40 miliardi dell’Europa?
di Federico Fubini
Angela Merkel, in una intervista alla Süddeutsche Zeitung ha affermato che la decisione di utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità — Mes — è e resta «italiana»: «Ma non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato». Le dichiarazioni della cancelliera — accolte con freddezza dal premier italiano, Giuseppe Conte — tradiscono una forma di sorpresa: perché uno strumento messo in piedi a un costo politicamente molto elevato sembra essere così osteggiato in uno dei Paesi più colpiti in Europa dalla pandemia di coronavirus?
Per capirlo occorre spiegare che cosa sia il Mes: e a quali condizioni possano essere incassati i soldi messi a disposizione da questa istituzione.
Che cos’è, dunque, il Mes? Di per sé, il Meccanismo europeo di stabilità è un ente intergovernativo la cui base legale è un trattato fra i Paesi dell’area euro, che ne sono azionisti in quote più o meno pari al loro peso economico: ed esiste legalmente dal 27 settembre del 2012. Lo scorso aprile, durante un Euroogruppo, è stato raggiunto un accordo sul «Pandemic Crisis Support», gestito dal Mes: una linea di credito dal valore, per ogni Paese, a somme non superiori al 2% del suo prodotto lordo del 2019. Per l’Italia, circa 40 miliardi di euro.
Il tasso d’interesse sarebbe negativo (l’Italia dovrebbe rimborsare meno di quanto ha preso in prestito) nel caso di una scadenza a sette anni; e praticamente zero (0,08%) nel caso di una scadenza a dieci anni. Un prestito a dieci anni del Mes, ai rendimenti attuali dei titoli di Stato, farebbe dunque risparmiare all’Italia 4,8 miliardi rispetto a un prestito che l’Italia dovesse cercare sul mercato collocndo titoli di Stato. Quei 4,8 miliardi sarebbero dunque un margine che questo governo o più probabilmente governi futuri potrebbero investire nella scuola, nella spesa sociale, in grandi opere o nella riduzione dell’enorme debito pubblico.
A cosa dovrebbero servire questi fondi del Mes? La sola condizione prevista per accedere questo strumento è che esso venga utilizzato solo per «spese sanitarie dirette e indirette». In altri termini, quel prestito potrebbe essere speso per rafforzare i presidi ospedalieri, assumere personale medico e paramedico, ma anche per la prevenzione sanitaria in altri campi: la messa in sicurezza di aziende che riprendono la produzione, l’edilizia scolastica adesso che ci sarà bisogno di più aule per classi più piccole. In altri termini questo nuovo strumento del Mes richiede che si aumenti, anziché diminuire, la spesa sociale.
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