Berlusconi dà l’addio a Palazzo Grazioli per la villa di Zeffirelli sull’Appia
Zeffirelli, la passione e l’amore: Visconti e la Sicilia
Nell’ultimo anno, ma così anche negli ultimi precedenti, il capo del partito ci aveva messo piede pochissimo. A febbraio, prima della quarantena a Nizza, la precedente visita. Si chiude dunque il “Parlamentino” del piano terra, location di memorabili comizi del leader per i soli parlamentari del partito e di epici confronti interni. Stanza di compensazione dei minidrammi giudiziari del fondatore – condanna definitiva e l’espulsione dal Parlamento del 2013 – e dei suoi sodali (Denis Verdini). Stanze in cui erano di casa Gianni Letta e il compianto Paolo Bonaiuti, sede di lavoro per l’avvocato Niccolò Ghedini e più di recente del braccio destro Licia Ronzulli.
È morto Franco Zeffirelli, una carriera tra cinema, teatro e opera
di CHIARA UGOLINI
Adesso varcavano il portone solo il paio di segretarie rimaste,
l’autista, i dirigenti fidati di partito Valentino Valentini e Sestino
Giacomoni che avevano lì ancora l’ufficio. E poi giusto Fedele
Confalonieri quando di tanto in tanto mette piede a Roma. Nel grande
appartamento con camere da letto, salone, cucine del piano nobile, il
primo – dove sono andati a trovarlo leader di mezzo mondo, da Putin a
Orban – Berlusconi non ha più alcuna voglia di entrare, raccontano i
suoi. E se proprio sarà costretto a raggiungere la Capitale per un
incontro politico coi parlamentari, intende almeno godersi il verde e i
silenzi dell’Appia piuttosto che i rumori e il traffico a pochi metri da
Piazza Venezia.
Cena di gala a Palazzo Grazioli
Per tenere a rapporto deputati e senatori, basterà – come avvenuto prima dell’epidemia – la Sala Koch di Palazzo Madama o l’aula dei gruppi parlamentari, in via di Campo Marzio, alla Camera. E poi per l’attività del partito resta la sede di Piazza San Lorenzo in Lucina. Coi suoi saloni e i suoi studi, più che sufficienti, hanno deciso ad Arcore. Con Grazioli, va da sé, si chiude un’altra pagina della politica attiva del Cavaliere. È un ulteriore pezzo della sua vita politica attiva che va in archivio. Le tante auto blu posteggiate nella piazzetta Grazioli sul retro. I tanti giornalisti seduti sulle foriere sotto i balconi, negli “anni d’oro” della sua presidenza del Consiglio, a registrare ingressi e uscite, durata dei summit e umori del capo, che ogni tanto si fermava e scendeva dall’auto sorridente e prodigo di dichiarazioni, altre passava dritto salutando dal finestrino o cupo sulle sue carte.
Nella foto custodita nella villa sull’Appia Antica, Silvio Berlusconi, Franco Zeffirelli e al centro Vladimir Putin
Fino al declino post 2009, quando dalle mura del Palazzo le ragazze che lo frequentavano iniziarono a far filtrare racconti non esattamente politici. Il resto è cronaca di una parabola discendente. Del consenso, ma in fondo anche della passione per il partito e gli affari di Stato, di un Berlusconi che ormai riesce ad accendersi più per le vicende del Parlamento europeo del quale fa parte dal 2019 che per quelle italiane. L’opposizione gli sta così stretta e angusta, gli appare così vecchia, da aver voglia di superarla, per uscire dal recinto e voltare pagina. Un po’ come dire addio a Palazzo Grazioli.
REP.IT
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