Gli aumenti sulle pensioni? Arriva la beffa sugli assegni d’invalidità
Per molti si tratta di una vergogna. Qualcosa che smonta l’ottimismo per una sentenza che doveva fare da apripista per garantire diritti a chi non ce li ha.
Una decisione che doveva aumentare (quasi raddoppiare) gli assegni di invalidità. Quanto decretato dalla Corte Costituzionale ora, a mente fredda, fa però discutere. I giudici hanno infatti deciso lo scorso 24 giugno di aumentare le pensioni di invalidità civile al 100%. Una sentenza storica che porterà (non appena entrerà in vigore) l’importo mensile delle pensioni ad aumentare da 285,66, ritenuto inadeguato ai fabbisogni primari, a 514,46. Sono in molti, tuttavia, a mettere l’accento sui limiti imposti per ottenere l’aumento. Sollevando una questione che appare discriminatoria.
La Consulta ha sentenziato che l’incremento sarà riconosciuto a tutti gli invalidi civili totali senza che debbano aspettare di compiere i 60 anni d’età. L’accrescimento della pensione nello specifico riguarderà però, non appena la sentenza sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, solo quegli invalidi civili totali maggiorenni con redditi inferiori o pari a 6.713,98.
Questo limite di reddito imposto per ottenere l’aumento, quanto la percentuale d’invalidità richiesta, 100%, stanno sollevando moltissime critiche. Si avverte una delusione generalizzata degli esclusi che chiedono specifiche sui requisiti imposti eccessivamente stringenti. Nonostante le contestazioni, resta il fatto che la sentenza è stata considerata “storica”. E che un passo avanti, anche se microscopico, sembra averlo fatto.
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