Un diluvio di emissioni Ue sta per inondare il mercato: dai 52 di oggi a 850 miliardi. Le (vaghe) idee per finanziare il pacchetto ripresa

I fondi raccolti vengono prestati a Paesi quasi esattamente alle stesse condizioni (stessa cedola, scadenza e per lo stesso importo nominale). Un sistema dunque molto vantaggioso. Il servizio del debito delle obbligazioni, tuttavia, rimane un obbligo dell’UE, che garantisce che tutti i pagamenti vengano effettuati in modo tempestivo.

La tempistica, il volume e la scadenza delle emissioni sono determinati dalle attività di prestito dell’UE. Il finanziamento è denominato ovviamente esclusivamente in euro. Lo spettro di scadenze delle obbligazioni di nuova emissione è compreso tra 3 e 30 anni e le scadenze in circolazione sono fino al 2042.
Ma tutto questo è destinato a cambiare e in modo molto vorticoso soprattutto per la famosa direzione generale Dig Fin della Commissione europea a Bruxelles.

Possibili nuove tasse per ripagare il pacchetto ripresa

Naturalmente c’è anche un piano B. La Commissione Ue sta chiedendo ai governi dell’Unione europea di introdurre nuove tasse dedicate al bilancio Ue per poter ripagare il prestito da 750 miliardi di euro proposto per finanziare la ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus. Si tratta di una seconda ipotesi che potrebbe associarsi al ricorso ai mercati. Naturalmente oltre a ridurre l’esposizione sui mercati se tali tasse fossero introdotte entro il 2024, i governi potrebbero anche iniziare a pagare meno contributi nazionali al bilancio 2021-2027.

La Commissione vuole anche che i governi aumentino in via permanente le garanzie annuali per il bilancio Ue fino all’1,46% del Pil rispetto all’1,2% attuale. Molti Paesil e non solo i cosiddetti ‘frugali’, si oppongono in nome di una visione meno federale.

La Reuters ha fatto un elenco di possibili nuove entrate che la Ue potrebbe ottenere. Naturalmente si tratta di un ventaglio molto alto che non tiene conto delle probabilità di realizzazione delle medesime.

Imposta su imprese che beneficiano del Mercato Unico

Le imprese che traggono enormi benefici dal mercato unico europeo e che sopravviveranno alla crisi grazie al sostegno diretto e indiretto della Ue e degli Stati membri potrebbero essere tassate. Entrate stimate in 10 miliardi di euro all’anno.

Imposta digitale o web tax

La Ue sta lavorando all’interno dell’OCSE guidata da Angel Gurria per una tassa globale sui giganti della tecnologia soprattutto americani che vendono servizi su Internet. L’idea di fondo è che una tassa digitale applicata alle aziende con un fatturato superiore a 750 milioni di euro potrebbe generare fino a 1,3 miliardi all’anno per il bilancio Ue.

Eliminare gradualmente le deduzioni

Diversi paesi Ue hanno sconti sulle contribuzioni al bilancio Ue sull’onda di quanto ottenne ai tempi il premier britannico Margareth Thatcher. La Commissione nel 2018 ha chiesto che vengano eliminati entro il 2025. Oggi è favorevole a una eliminazione graduale in un periodo molto più lungo, ma non ancora specificato. La materia è molto controversa.

Entrate extra da sistama scambio quote emissione

I governi manterrebbero quello che ottengono dal sistema di scambio dei permessi di emissione di CO2, ma ogni entrata extra andrebbe al bilancio Ue – come lo scambio di permessi di emissione per il trasporto aereo o marittimo che non sono ancora inclusi nel sistema. Stima delle entrate: 10 miliardi di euro.

Tassa alla frontiere su emissioni CO2

La Ue vuole mettere una tassa sulle merci importate da Paesi che non hanno i suoi stessi ambiziosi obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 per proteggere le aziende europee che dovranno rispettare gli standard più elevati. Le entrate stimate vanno da 5 a 14 miliardi di euro all’anno.

Come si veda si tratta di un ventaglio di proposte molto articolato ma la strada per la sua realizzazione è molto ardua e articolata.

BUSINESS INSIDER

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