Sentenza Berlusconi ‘pilotata’, Matteo Renzi al Riformista: “Chiediamo verità, per gli italiani”

Contestazione di Mondragone. Salvini ha diritto di parlare in piazza?
Matteo Salvini ha il sacrosanto diritto di parlare in piazza e la sinistra ha il dovere di permetterglielo e di indignarsi quando ciò non avviene. Ho molto apprezzato le parole di Bobo Giachetti che su questo tema ha fatto sentire la sua voce da radicale, liberale e libertario. Ed è la voce di tutta Italia Viva e dovrebbe essere quella di tutte le persone che hanno a cuore il gioco democratico. Di cosa stiamo parlando? Le opposizioni messe a tacere, che non vengono fatte parlare, non sono la vittoria della democrazia: sono la fine della democrazia. E quindi non condivido ciò che Salvini dice ma faccio di tutto per permettergli di dirlo.

Sarebbe bello vincere sul piano dei contenuti. Perché Italia Viva dice sì al Mes?
Perché soltanto chi è accecato dal furore ideologico può dire di no al Mes. Il Mes è un prestito senza condizioni e con elementi finanziari appetibili per un Paese indebitato come l’Italia. Mentre può dire no al Mes solo chi ha già altre strade per trovare i soldi. E allora voglio essere chiaro: Italia Viva è l’argine contro chi dentro il perimetro della maggioranza di governo vuole dire no al Mes magari per dire sì alla patrimoniale. Passeranno sui nostri cadaveri, piuttosto. Andiamo a dire di no ai soldi europei per andare a spennare i cittadini italiani? Non scherziamo. Considero l’opposizione dei Cinque Stelle un mero fatto tattico, finalizzato agli equilibri interni.

E l’opposizione di Salvini e Meloni?
La loro è una opposizione sovranista e populista. C’è la destra della Merkel e c’è la destra della Le Pen. Salvini e Meloni hanno scelto quest’ultima, la parte peggiore. Senza l’Europa avremmo già avuto il tracollo finanziario.

Bonafede salvato, ma IV incassa la regolarizzazione dei migranti, il Family Act e apertura sul piano shock. Soddisfatti? Conti pareggiati?
Ancora no, non siamo soddisfatti. I conti saranno pareggiati quando il piano Shock sarà chiuso, non quando sarà aperto. Quando cioè partiranno i cantieri, non le chiacchiere. Abbiamo apprezzato che il Presidente del Consiglio abbia condiviso la nostra linea. Ricordo quando in troppi facevano facili ironie sulla nostra richiesta di arrivare a 120 miliardi di euro; oggi c’è chi rilancia, si parla di 150-200 miliardi. Succede spesso così: lanciamo delle idee, ci prendono per pazzi, ci attaccano sui giornali. Poi dopo qualche settimana ci copiano. Va bene lo stesso. Il punto fondamentale è che per ogni euro speso in cantieri sono posti di lavoro che si aprono. Sono punti di Pil che tornano. Servono iniezioni di fiducia per un Paese che ne ha bisogno e che deve trovare la forza di tornare a credere in se stesso.

Appunto. La burocrazia è un’Idra dalle troppe teste. Che senso ha fare le indagini preventive per gli appalti, come fa Anac?
Io penso che il problema burocratico esista e sia enorme. Ma l’Anac è stato uno strumento attraverso il quale, grazie alla saggezza e alla lungimiranza di Raffaele Cantone, noi abbiamo sbloccato delle partite che altrimenti sarebbero saltate. C’era l’Expo che stava saltando e attraverso quella struttura abbiamo agevolato gli appalti pubblici. Poi se per una esondazione di potere l’Anac è diventato un pezzo di burocrazia, possiamo discuterne e anche condividere. Ma non dimentichiamo che Anac è stata best practice al G20 nel 2014 in Australia e nel 2016 in Cina come strumento contro la corruzione. In altri termini: l’Anac ha aiutato a fare le cose, non a bloccarle. Non credo al revisionismo storico di chi trasforma la storia di Cantone e dei suoi come di persone che bloccavano tutto. È vero che – specie all’inizio – è stato il contrario.

Veniamo alla burocrazia.
La burocrazia impedisce di spendere i soldi che già ci sono. E io trovo questo molto grave, e siccome trovo questo molto grave, non voglio trovare un facile capro espiatorio. Siccome in questi mesi siamo stati tutti in quarantena, facciamo una cosa: adesso mettiamo in lockdown la burocrazia, per qualche settimana, dando il “la” ad interventi che siano più simili a Milano Expo 2015, al grande progetto di Pompei 2014, a quello di Matera capitale della cultura, al Ponte di Genova. Facciamo cioè finalmente un lavoro di sburocratizzazione efficace.

A proposito di burocrazia, l’Inps mostra le corde. Tridico è inadeguato?
Tridico è totalmente inadeguato. Le ragioni della nostra richiesta di dimissioni sono del tutto evidenti in ciò che è accaduto nella vicenda dei 600 euro per gli autonomi e per la cassa integrazione. Ma faccio un passo in più. Non soltanto Tridico è incapace e dovrebbe andarsene. Dico che ci sono esperienze totalmente diverse in questo governo, come quella dell’Agenzia delle Entrate di Ruffini che sul fondo perduto ha provveduto e proceduto con una rapidità esemplare. Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Tridico si è dimostrato non all’altezza, Ruffini sì.

Rovesciamo un principio? Il vero abuso d’ufficio consiste nel non firmare gli atti.
L’abuso d’ufficio è un tema complicato. Non mi convince l’interpretazione per la quale togliendo l’abuso d’ufficio si risolvano tutti i problemi. Certamente i dipendenti pubblici e i politici locali sono preoccupati dall’abuso d’ufficio, dal danno erariale, dal traffico di influenze. Ma non credo al potere salvifico dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, anzi. E poi, diciamolo: se un dirigente firma un atto, perché davanti alla Corte dei Conti deve rispondere il politico? E perché abbiamo una legge sul traffico d’influenze senza avere la legge sulle lobby? Nel documento che la ministra Severino presentò alla Camera, c’era scritto chiaramente: questa fattispecie ha senso solo a fronte di una regolamentazione delle lobby. Cosa che oggi non abbiamo. Al punto che se oggi ascoltiamo le intercettazioni dei membri del Csm, e non li considerassimo magistrati ma portatori di interessi al pari dei politici, dovremmo indagare tutti per traffico di influenza. Per non dire altro. Quanto al non firmare gli atti, basterebbero dei termini perentori, non importa insistere sull’abuso d’ufficio

Emerge un quadro inquietante dalle intercettazioni di Palamara. Come si riforma la giustizia?
Vasto programma. Credo che dalle intercettazioni – peraltro a mio giudizio in molti casi illegittime, perché effettuate in presenza di parlamentari, e in altri casi stravaganti perché il Trojan colpisce momenti privati della vita di Palamara e inspiegabilmente si ferma in contesti molto più interessanti sotto il profilo politico – emerga un modus agendi che non era del solo Palamara ma di tutte le correnti. Un capro espiatorio: questo è quello che il Csm cerca. Ma se il Csm condanna Palamara sta condannando il sistema delle correnti di cui anche questo Csm è espressione: chi giudicherà Palamara sarà espressione delle stesse correnti e degli stessi metodi che vorrebbero condannare. Penso che allora non servano grandi riforme, ma un solo impegno concreto: l’abolizione dell’ipocrisia. La verità non si raggiunge attaccando il solo Palamara, ma facendo una discussione seria, pacata, civile sul rapporto tra politica e magistratura, sul rispetto della separazione dei poteri, sullo strapotere delle correnti tra i magistrati.

Perché Italia Viva corre da sola in alcune regioni?
Perché dovremmo correre insieme a Emiliano, che aveva definito il mio come “il governo delle lobby” e assisteva in giudizio i No Vax? Dopodiché in Toscana con Giani, in Campania con De Luca e nelle Marche con Mangialardi credo che saremo decisivi.

È verosimile un rimpasto di governo a breve?
Non credo al rimpasto di governo, la Costituzione non lo prevede. Il premier non è un sindaco. Abbiamo un presidente del Consiglio che è un primus inter pares, ogni eventuale cambio al governo presuppone la salita al Colle e l’apertura formale della crisi. Dunque non mi sembra all’ordine del giorno, non mi sentirei di consigliarlo a Conte. Ma è verosimile che se il governo non si dà una mossa avremo un autunno caldo, con tante tensioni sociali e di turbolenze finanziarie, con tante difficoltà che il Paese incontrerà nella vita quotidiana. Il rischio di passare dai balconi ai forconi lo vedo molto forte. Il governo deve correre. Se il governo corre, noi tutti daremo una mano.

IL RIFORMISTA

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