Hong Kong, quasi 400 arresti: nuove sanzioni degli Stati Uniti contro la Cina
Pechino ha intanto fatto sapere che prenderà “misure adeguate” qualora Londra dovesse procedere con il suo piano di facilitazione del regime dei visti nei confronti di 3 milioni di abitanti di Hong Kong. L’eventualità era stata paventata dal primo ministro Boris Johnson e dal ministro degli Esteri Dominic Raab all’approvazione della legge da parte della Cina. La misura è per Boris Johnson una “grave violazione” della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1985 in base alla quale Hong Kong avrebbe dovuto godere di 50 anni di autonomia speciale con garanzie di libertà più ampie in basse all’approccio “un paese, due sistemi”. Il ministro degli Esteri britannico ha convocato l’ambasciatore cinese a Londra, Liu Xiaoming, per manifestare la sua insoddisfazione.
Anche l’Australia ha fatto sapere di essere pronta a dare rifugio agli abitanti del territorio semi-autonomo, così come Taiwan e la Corea del Sud hanno espresso critiche sulla legge applicata su Hong Kong. Dove si continua comunque a scendere in piazza. E dove continuano gli interventi delle forze dell’ordine. Solo una parte dei fermi sarebbe riconducibile alle nuove restrizioni che stringono le misure su reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere, punibili anche con l’ergastolo.
IL RIFORMISTA
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