Verso le Regionali. Ecco perché Conte vuole il patto Pd-M5s
di BRUNO VESPA
È assai ragionevole che Nicola Zingaretti abbia ricordato a Giuseppe Conte l’importanza di estendere alle prossime elezioni regionali l’accordo tra Pd e M5S che tiene in piedi il suo governo. Ed è ragionevole che il presidente del Consiglio gli abbia risposto di esserne convinto. “Altrimenti sarebbe una sconfitta per tutti. Anche per me”. Senza questa alleanza il centrosinistra rischia di perdere quattro delle sei regioni in cui si voterà in settembre. Il problema è che Conte non è il capo politico del Movimento. Anzi, pur essendone una espressione diretta perché fu Di Maio a indicarlo per palazzo Chigi, non si è mai iscritto e meno che mai perciò può rivestire una posizione di leadership.
Non a caso la richiesta di Zingaretti è stata accolta con un garbato invio della palla in tribuna da parte del capo politico Vito Crimi: “Forse in Liguria….”. Pd e Cinque Stelle si sono insultati da sempre. Ma mentre a livello centrale tra le forze politiche i patti Molotov-Ribbentrop sono più facili, in periferia tutto è più complicato. A Roma democratici e grillini si sono alleati dopo le elezioni. Nelle regioni dovrebbero allearsi prima. E non sarebbe facile – in quelle governate dal centrosinistra – smentire da un momento all’altro cinque anni di opposizione implacabile.
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