Coronavirus, l’infettivologo Ippolito: «Vedo pochi usare le mascherine ma è un errore, il virus circola»
Nella storia di un’epidemia i focolai sono eventi attesi?
«Sì, i focolai fanno parte della circolazione di tutti i virus.
Sono costituiti da gruppi di persone che sviluppano infezione perché
sono esposte a un individuo infetto. Succede per il raffreddore, per la
rosolia e tutte le malattie infettive. I virus si comportano tutti allo
stesso modo e non ci si deve meravigliare. Fanno il loro mestiere,
infettare».
Le riaccensioni preannunciano il ritorno ad una situazione di emergenza?
«Speriamo
di no, molto dipende da noi. In Italia esiste un sistema di
tracciamento molto efficace in tutte le Regioni, indistintamente, di
destra e sinistra, che stanno facendo un grande sforzo. Quando gli
interventi sono tempestivi e i contatti dei soggetti positivi possono
essere individuati e isolati, il focolaio non si propaga e il cerchio
dei contagi viene chiuso. Però anche i singoli cittadini devono fare la
loro parte».
Che significa?
«Se
andiamo a cena al ristorante oltre a prenotare dovremmo lasciare nome,
cognome e numero di telefono in modo da poter essere rintracciati nel
caso all’interno dello stesso locale venga segnalato un cliente positivo
al tampone. Darsi alla macchia è un atto di furbizia che nuoce alla
collettività e fa gioco al virus che prende il largo».
Perché è importante scaricare l’App Immuni?
«L’applicazione
fa automaticamente rintracciare chi ha avuto contatti con una persona
positiva, nel pieno rispetto della privacy. Funziona da campanello
d’allarme».
Ci sarà la seconda ondata?
«Non rispondo né sì né no. Il virus non è morto, è contagioso come prima e può riprendersi. Più circola, più aumenta il rischio di avere vittime. Oggi il numero di casi gravi è stato abbattuto e dobbiamo far sì che resti più basso possibile tenendo a bada i focolai interni e stando molto attenti a non importare casi dai Paesi dove il sistema di tracciamento non è affidabile come il nostro».
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