Assedio a Conte
E’ un assedio. Il Pd continua a martellare senza sosta (quando non è impegnato a martellarsi da solo), imprenditori e sindacati si uniscono nel criticare la lentezza, il Movimento 5 stelle è sull’orlo di una crisi di nervi per le posizioni filo-Dem assunte nell’ultima settimana, il voto, o il rinvio del voto, sul Mes incombe, la girandola di incontri tra i leader europei segnerà la strada del Recovery fund, c’è da aprire il tavolo sulla riforma fiscale. Per Giuseppe Conte inizia una settimana complicatissima, e il terreno su cui si dovrà muovere è assai accidentato. Il ballo inizia lunedì sera, perché Palazzo Chigi è convinto di poter chiudere il decreto Semplificazioni non oltre quella deadline. Nel Consiglio dei ministri è atteso anche il Piano nazionale di riforma, il documento programmatico con il quale il governo indica obiettivi e priorità.
Sarà da qui che si apriranno le danze. Perché nelle premesse del Pnr il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha inserito un monito che suona come un manifesto programmatico dei prossimi mesi. Scrive il titolare del Tesoro: ”È assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica, inserendosi su un contesto di scarso dinamismo economico del Paese, nonché di complessi cambiamenti geopolitici a livello mondiale, sia seguita da una fase di depressione economica. Non vi è tempo da perdere, e le notevoli risorse che l’Unione Europea ha messo in campo devono essere utilizzate al meglio”. Prudentemente, via XX settembre ha messo nero su bianco l’attendismo che ha caratterizzato la linea politica di Conte sul Fondo salva stati: “In corrispondenza al notevole sforzo richiesto per rilanciare e modernizzare ila sanità, le iniziative adottate dall’Unione europea forniscono opzioni di finanziamento per la risposta sanitaria alla pandemia che il governo valuterà alla luce di considerazioni di merito e di impatto finanziario”. Ma tra le priorità individuate si sottolineano i 32 miliardi che sono necessari per l’adeguamento strutturale delle strutture sanitarie, soldi difficilmente reperibili se non attraverso la linea di credito messa a disposizione da Bruxelles.
“Non lo si vuole utilizzare per ragioni ideologiche”, ha attaccato ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dicendo che “il governo non racconta la verità” sull’autunno che ci aspetta. Trovando una singolare consonanza con la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che ha puntato il dito sull’immobilismo del governo: “L’autunno rischia di essere drammatico e non possiamo aspettare settembre”. “Non c’è alcuna battaglia ideologica – ha tenuto il punto Luigi Di Maio – c’è un negoziato aperto e noi abbiamo fiducia in Conte”.
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