La (lunga) lista di buoni propositi
Si ufficializza il tentativo di rimettere in moto un sistema bloccato dall’incertezza delle leggi e dalla farraginosità delle procedure: situazione che ha creato un’economia dell’inefficienza in grado di produrre ricchezze improprie, aggravando le degenerazioni dei processi decisionali. Non è un caso che Conte cerchi di rassicurare sia sul fronte della corruzione, sia su quello delle responsabilità di fronte alla magistratura. La scommessa è trovare un equilibrio tra l’esigenza di fare ripartire i cantieri, e scongiurare infiltrazioni criminali e di conseguenza inchieste giudiziarie.
Sono impegni che sarebbe ingeneroso liquidare come velleitari o come fumo negli occhi dell’Europa e dell’opinione pubblica. Ma non si può neanche tacere che sanno di «già visto» e ascoltato. Il sospetto è che la grandiosità dei progetti sia inversamente proporzionale alla probabilità che vengano realizzati; e che rifletta un difetto di sintesi indispensabile, invece, in una fase di crisi feroce, nella quale presto sarà necessario compiere scelte nette. Nè si può sottovalutare l’assenza di compattezza politica. Un progetto così ambizioso viene affidato a una maggioranza che non riesce neanche a mettersi d’accordo sul prestito del Mes.
Non bastasse, rimane ai margini un’opposizione invitata dal premier al dialogo ma non ancora convocata, col risultato di innescare un gioco di dispetti e demagogie contrapposte che promette ulteriori tensioni parlamentari: salvo, poi, negoziare un pugno di voti in extremis, magari sottobanco
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