C’è un governo. Salvo intese
Un decreto semplificazioni, presentato come epocale, “clamoroso”, roba di cui “vantarsi” approvato “salvo intese” col favor delle tenebre, dopo ore in cui si consuma, usiamo il termine più adatto, più di una franca e schietta litigata al consiglio dei ministri. Il voto sul rifinanziamento delle missioni all’estero, col favor del tramonto, che passa “senza intesa” di maggioranza sulla Libia. Con un elemento politico di prima grandezza. Che non è solo la lontananza dalla maggioranza assoluta a palazzo Madama su un dossier cruciale come l’immigrazione: dei 16 senatori di maggioranza che si esprimono contro, fa parte, oltre ai dissidenti del Pd e a diversi ex Cinque Stelle approdati al gruppo misto, un’intera forza politica di maggioranza, Leu. Quella che, per intenderci, esprime Roberto Speranza, uno dei ministri più pesanti e popolari del governo.
E ancora: il decreto rilancio, altro provvedimento presentato con una certa enfasi al momento dell’annuncio, che torna in commissione e non si sa quando sarà posto il voto di fiducia, ipotizzato, prima del contrordine, per la giornata di ieri. Anche in questo caso per mancanza di intese, perché mancano 100 milioni di copertura e perché non è stato sciolto il nodo delle concessioni alle spiagge private. È il governo “salvo intese” che annuncia sempre “salvo attese” partenze, ripartenze, scatti che non arrivano, come una macchina il cui motore gira ormai a vuoto. E intanto Bankitalia, Ocse e Commissione europea, nei rispettivi report, certificano la drammaticità della crisi in atto: il Pil peggio del previsto, la metà delle famiglie che perderà enormi quote di reddito quest’anno e dichiara di non poter andare avanti per più di tre mesi in assenza di altre entrate, la disoccupazione che esploderà in autunno penalizzando soprattutto i più giovani.
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