Tutto fermo. Così il governo va avanti

di RAFFAELE MARMO

Se non fosse una tesi eccessivamente dietrologica, e forse anche ampiamente generosa per la capacità dei suoi presunti autori, si potrebbe sostenere che dietro l’accumularsi delle emergenze incancrenite ci sia una diabolica regia: quella dell’organizzazione del caos come fattore di stabilità del governo. E di prolungamento della sopravvivenza politica dei suoi componenti. La realtà è, invece, più prosaica e, al tempo stesso, drammatica. L’accumulo dei dossier non risolti, delle urgenze rinviate, dei nodi non sciolti è “solo” il frutto del più grave stallo decisionale degli ultimi decenni: tragico per il contesto in cui cade, esplosivo per le conseguenze che sta producendo.

Dall’Ilva all’Alitalia, da Autostrade alla cassa integrazione, dalle grandi reti infrastrutturali alle regole del mercato del lavoro, dai cantieri alla riforma fiscale, dalla burocrazia al 5G, è tutto un procedere per annunci, proclami, finanche denunce, tra infinite tensioni e ininterrotti summit. E, anche laddove si arriva per vie traverse e trattative estenuanti a qualche provvedimento (non certo a qualche risultato), è, comunque sia, una decisione “salvo intese”: che è come dire non siamo d’accordo su che cosa fare, ma intanto approviamo almeno una copertina e poi si vedrà.

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