Serve il coraggio delle scelte. Governare con lentezza fa male al Pil
di BRUNO VESPA
Una classifica dell’‘Economist’ sul crollo del Pil nei 42 principali paesi industrializzati vedeva la scorsa settimana l’Italia penultima,
dopo la Francia e l’Argentina e prima della Spagna. L’aggiornamento
della Commissione europea del 7 luglio (-11,2 per cento nel 2020) ci
precipita all’ultimo posto. Ultimi non più dei 27 dell’Ue, ma dei 42 top
del mondo.
E’ difficile perciò non essere solidali con il
presidente del Consiglio che fa il giro d’Europa fingendo di
rappresentare un Paese normale: un Paese in cui una situazione tanto
drammatica vede ancora i partiti di governo divaricati sui principali
dossier.
In cui alcune norme decisive per far ripartire l’Italia, ordinarie all’estero e da noi in ritardo di decenni, vengono approvate dal Consiglio dei ministri ‘salvo intese’, cioè senza un accordo che ne consenta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. A cominciare dalle leggi per sveltire i lavori pubblici.
Tutto questo avviene mentre le navi cariche di migranti vengono trattenute per giorni fuori dei porti italiani senza che ci sia la mobilitazione “umanitaria” dell’epoca salviniana e senza che si parli più di redistribuzione nei paesi europei. E – cosa assai peggiore – mentre il ministro dell’Interno Lamorgese teme una situazione allarmante per l’ordine pubblico quando nell’autunno verranno al pettine i tanti economici e sociali aggrovigliatisi negli ultimi quattro mesi. Così come il coronavirus ha ucciso migliaia di persone debilitate da altre patologie, può dare il colpo mortale a un Paese debilitato dalla mancata crescita di vent’anni. La nuova tempistica delle Grandi Opere sarà un vaccino sufficiente a mantenere in vita l’Italia? Prenderemo i 37 miliardi del Mes per sistemare la sanità del Sud in cui – un caso tra i tanti – la mortalità infantile è di un terzo superiore a quella del Nord? Gli altri paesi non prendono i soldi del Mes perché li comprano sul mercato a tassi migliori del nostro.
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