Santa Sofia, la basilica torna a essere una moschea
Le proposte dei patriarchi
Diversi patriarchi ortodossi hanno espresso, nelle
scorse settimane e con sfumature diverse, la loro preoccupazione per una
questione che, nella Turchia del presidente Erdogan, incrocia
religione, politica e relazioni internazionali. Il patriarca armeno di
Costantinopoli, Sahak Mashalian, aveva proposto che
Santa Sofia fosse “aperta al culto”, con una zona riservata ai fedeli
cristiani. Più cauto il parirca russo Kiril, il quale
aveva fatto appello alla “prudenza della leadership dello Stato turco:
preservare l’attuale status neutrale di Hagia Sophia, una delle più
grandi opere d’arte nel mondo e una chiesa-simbolo per milioni di
cristiani in tutto il mondo, faciliterà ulteriore sviluppi delle
relazioni tra i popoli di Russia e di Turchia e aiuterà a rafforzare la
pace e l’accordo interreligioso”.
Favorevole allo status quo si è
detto anche il patriarca ortodosso Teofilo III di Gerusalemme:
“L’accessibilità indiscriminata, ad Hagia Sophia ha portato frutto
laddove avrebbe potuto esserci ulteriore contesa. Hagia Sophia oggi
rimane un simbolo di tolleranza”.
L’Unesco
Anche l’Unesco ha invitato la Turchia a dialogare
prima di qualsiasi decisione che possa “minare” il “valore universale”
del monumento, patrimonio mondiale dell’umanità: “Santa Sofia è iscritta
nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità come museo”, il che
“comporta un certo numero di impegni e obblighi legali”.
“Pertanto,
uno Stato deve garantire che nessuna modifica influisca negativamente
sul valore universale eccezionale della proprietà iscritta sul suo
territorio. Qualsiasi modifica richiede una notifica preventiva da parte
dello Stato interessato all’Unesco, quindi, se necessario, un esame da
parte del Comitato del Patrimonio Mondiale “, sottolinea un comunicato
dell’organizzazione.
La Grecia
Molto dura la posizione della Grecia. Secondo Atene, la decisione del Consiglio di stato turco sulla riconversione di Santa Sofia in moschea è “una provocazione al mondo civilizzato”. “Il nazionalismo mostrato da Erdogan riporta il suo Paese indietro di sei secoli”, ha accusato la ministra della Cultura di Atene, Lina Mendoni, secondo cui il verdetto del Consiglio di stato “conferma che non c’è una giustizia indipendente”.
La delusione di Washington
Gli Usa si dicono “delusi dalla decisione del governo della Turchia di cambiare lo status di Santa Sofia”, ha detto la portavoce del dipartimento di stato Morgan Ortagus. “Prendiamo atto che Ankara si sia impegnata a mantenere l’accesso a Santa Sofia per tutti i visitatori e siamo impazienti di sentire i piani per una gestione di Santa Sofia che continui ad assicurare la sua accessibilità a tutti senza impedimenti”, ha aggiunto.
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