Autostrade, il premier, il M5S, il Pd Chi vince, chi perde nel bis dello Stato
I tempi dell’operazione
Durante il consiglio dei ministri il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che per chiudere la partita serviranno tra sei mei e un anno. Possibile? L’obiettivo del governo, non dichiarato pubblicamente perché decisamente ambizioso, è di arrivare alla quotazione in Borsa della nuova Aspi entro la fine dell’anno. Per il momento l’unica certezza è la data di partenza, non quella di arrivo. Il primo passo, con un consiglio d’amministrazione della holding Atlantia, deve arrivare entro il 27 luglio. E questo per fare in modo che al momento dell’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, prevista per i primi di agosto a due anni dal crollo del Morandi, il percorso sia almeno cominciato.
Il prezzo di vendita
È il dato più importante che manca per stabilire da che parte pende l’ago della bilancia. Ad oggi non è stato fissato il prezzo al quale saranno messe sul mercato le azioni della nuova società Autostrade a controllo pubblico. Non è possibile farlo perché prima serve una revisione formale della concessione che fissi formalmente le tariffe e quindi renda possibile il calcolo sulla remunerazione degli investimenti. Il valore di Autostrade in questo momento è un rebus, anche viste le brusche oscillazioni del titolo negli ultimi giorni. Le stime variano tra 5 e i 10 miliardi. L’incasso netto dei Benetton potrebbe oscillare tra i 3 e i 6 miliardi di euro. Ma, in realtà, tutto dipende da quel numero che ancora non c’è.
Il peso del debito
A quella cifra bisogna però aggiungere il debito della società, che al momento sfiora i 10 miliardi di euro. Finirà, inevitabilmente, sulle spalle della nuova società e quindi dei nuovi soci. Con l’aggiunta che due di quei miliardi di debito sono nei confronti di Cassa depositi e prestiti, che diventerà socio del debitore con il risultato di una neutralizzazione di fatto. Il nodo politico, è proprio questo. Evitare che l’operazione appaia come un vantaggio per la famiglia Benetton. Per questo l’aumento di capitale che porterà alla nuova società è vincolato a un impegno: non distribuire dividendi per almeno due anni. Un modo per dirottare le nuove risorse verso gli investimenti. Ma anche per impedire che i Benetton, con il loro residuo di capitale, guadagnino ancora da questa partecipazione. Il risultato, però, è rendere meno interessante l’investimento per i nuovi soci. Con tutti i rischi che questo comporta per il successo dell’operazione.
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