Gualtieri: «Il governo? Mai escluso l’uso del credito del Mes. Il debito di Atlantia non graverà su italiani»
Di Maio dice che la minaccia di revoca resta. Avete paura che il negoziato naufraghi? Chi decide e come si decide il prezzo della transazione fra Atlantia e Cdp?
«La chiusura del procedimento di revoca è legata ad altre questioni, come l’accettazione integrale e incondizionata del nuovo regime tariffario, il pagamento di compensazioni congrue e l’applicazione di un regime di risoluzione finalmente equilibrato. Il prezzo della transazione tra Atlantia e Cdp sarà definito nella trattativa che loro concluderanno».
Tra Golden Power rafforzata, Aspi,
Alitalia, Ilva e interventi di Beppe Grillo su Tim, il governo mostra un
volto dirigista e un po’ venezuelano. Perché un investitore estero
dovrebbe rischiare i suoi capitali in Italia?
«Non è così.
Molti Paesi hanno rafforzato i poteri di monitoraggio e autorizzazione
degli investimenti esteri, così come l’intervento dello Stato. La
volatilità forte dei prezzi di borsa, le tensioni geopolitiche e
commerciali, la rilevanza strategica crescente della proprietà
intellettuale e della tecnologia, l’esigenza di rilanciare gli
investimenti, ovunque depressi, anche a causa del prevalere di logiche
di tipo finanziario sono alla base di queste tendenze poi rafforzate
dall’emergenza del Covid».
Ma non le sembra che l’Italia sia andata un po’ oltre?
«Noi
abbiamo le nostre ragioni specifiche e per i casi che citate ce ne sono
diverse, tutte molto buone, per giustificare un’attenzione particolare
da parte del governo. Ma non stiamo diventando un’economia pianificata,
tutt’altro, rimaniamo uno dei Paesi più aperti agli investimenti esteri e
sono numerosi i gruppi multinazionali che hanno partecipazioni di
controllo in società italiane, stabilimenti e impianti, che producono
utili e lavoro. Siamo un’economia di mercato, che tutela e incoraggia
l’iniziativa imprenditoriale ed è ricca di opportunità di investimento. E
avere una strategia industriale e una visione europea sono fattori di
incoraggiamento, non di freno».
L’accordo sul Recovery Fund è davvero a portata di mano entro fine luglio?
«È
decisivo chiudere il negoziato al più presto, se possibile già in
questo Consiglio europeo. Io sono fiducioso. I dati economici, come ha
ricordato Christine Lagarde, ci dicono che una rapida implementazione
del programma Next Generation Eu è essenziale per raggiungere una
ripresa solida, sostenibile, orientata al futuro e capace di
salvaguardare il mercato unico. Su questa posizione, che l’Italia ha
sostenuto fin dall’inizio con forza, è maturato un largo consenso il che
rappresenta una novità politica di straordinario rilievo».
Conte ha puntato tutto sul Recovery
Fund. Sarebbe una vittoria anche una parziale revisione al ribasso dei
250 miliardi di prestiti o dei 500 di trasferimenti?
«La
proposta di Charles Michel conferma l’ammontare complessivo, la
ripartizione tra trasferimenti e prestiti e l’architettura del Recovery
Fund. E non era scontato. Ci batteremo con forza per non modificare
questi elementi. Esistono inoltre alcune criticità in quella proposta su
cui saremo molto determinati».
Sul piano della governance, accettereste
che una minoranza di governi europei fosse in grado di bloccare gli
esborsi o di fissare le condizioni all’Italia?
«Il problema
non è l’accountability, che è interesse anche dell’Italia, né la
coerenza dei programmi nazionali con gli obiettivi comuni e con le
raccomandazioni della Commissione, ma un meccanismo basato su veti
incrociati invece che imperniato sulla Commissione europea. Il Recovery
Fund è parte integrante del bilancio dell’Unione e sarebbe quindi
sbagliato e inefficiente sovrapporre una governance intergovernativa
all’impianto comunitario di Next Generation Eu».
Si è lavorato a una task force per
redigere il piano italiano di Recovery. I lavori non sono partiti perché
qualcuno nei 5 Stelle frena?
«Siamo da tempo al lavoro. Dopo
il contributo della task force Colao e gli Stati generali, col Piano
nazionale delle riforme abbiamo indicato le priorità del Recovery plan e
lunedì verrà istituita la struttura incaricata di redigerlo. L’Italia è
tra i Paesi che sono partiti prima e il decreto Semplificazioni, che è
legge dello Stato, è parte integrante del nostro progetto di rilancio».
La caduta del Pil è drammatica e si
rischia una seconda ondata del virus. Lei esclude che non ci sarà
bisogno della nuova linea di credito Mes? Spiegherà ai 5 Stelle che
costa meno del finanziamento sul mercato?
«Il governo non ha mai escluso l’uso della nuova linea di credito dl Mes».
Gentiloni dice che è preoccupato per
l’autunno, Sassoli dice che a Bruxelles c’è il terrore per le tensioni
sociali che possono esplodere in autunno in Italia. Che piani ha il
governo per colmare il vuoto di risorse in attesa del Recovery Fund nel
2021?
«I dati economici più recenti sono incoraggianti e
sembrano indicare che il rimbalzo dell’economia che avevamo previsto è
in atto, anche grazie alle misure adottate. Ma il calo del Pil sarà
pesante e per questo col prossimo scostamento, che sarà di circa 20
miliardi, proseguiremo nell’azione di sostegno e di stimolo all’economia
per attutire l’impatto sociale della crisi e accompagnare adeguatamente
la ripresa».
È visibile il lavorio in vista di un
governo istituzionale o di una maggioranza allargata a Forza Italia. Lei
lo sosterrebbe, o Conte è in grado di gestire la ricostruzione?
«In
una fase così delicata l’Italia ha bisogno di stabilità e continuità
dell’azione di governo. Conte ha dimostrato con i fatti di essere un
eccellente primo ministro e sono ancora più convinto che questo governo
abbia un orizzonte di legislatura. C’è un fondamento profondo alla base
della nostra azione: la necessità di una piena riconciliazione tra
Europa, nazione e sviluppo, in una dimensione popolare e democratica».
Che intende dire?
«L’unità
della maggioranza e della democrazia è perfettamente compatibile, nella
distinzione dei ruoli, con il dialogo con le forze di opposizione
europeiste».
Lei sa di cosa hanno parlato Di Maio e Draghi?
«Mi risulta che abbiano parlato di economia e di Europa. Mi sembra positivo che il ministro degli Esteri ascolti l’opinione di una personalità come Draghi».
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