Recovery Fund e non solo: ecco i 5 punti su cui i leader Ue non si mettono d’accordo

di Francesca Basso

Faccia a faccia

A Bruxelles alle 10 inizia il Consiglio europeo straordinario che dovrebbe portare a un accordo sul Recovery Fund e sul bilancio Ue 2021-2027 a cui è legato. Una pioggia di miliardi che gli Stati membri non avevano mai visto finora, necessari per far fronte alla crisi scatenata dalla diffusione della pandemia e per trasformare le economie europee in modo verde, sostenibile e digitale. L’enorme sforzo economico non trova però tutti i leader Ue d’accordo e il Consiglio europeo dovrà arrivare a un compromesso. È in gioco il futuro politico dell’Ue e il concetto di solidarietà che ne sta alla base. I capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri sono stati convocati dal presidente Charles Michel per venerdì e sabato, sarà una maratona negoziale lunga e difficile per i diversi interessi in gioco. È il primo summit di persona da quando è scoppiata la pandemia.

Il ruolo della Germania

La Germania ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue il primo luglio. Mai il caso è stato più propizio. Questo incarico ha imposto a Berlino un ruolo forte di mediatore e di guida, che spesso in passato ha esercitato in modo meno intenso e con poca voglia preferendo la tattica di guidare le scelte europee restando dietro i riflettori. Per la cancelliera Angela Merkel, che si avvia alla fine del suo mandato politico, questi sei mesi saranno il suo lascito alla costruzione europea che sta vivendo un momento di crisi. Lo slogan scelto dalla presidenza è emblematico: «Insieme per la ripresa dell’Europa». La proposta della Commissione Ue di un Recovery Fund costituito da trasferimenti a fondo perduto in cambio di riforme e da prestiti è il risultato della fuga in avanti di Berlino e Parigi che hanno imposto agli altri Stati membri la necessità di una solidarietà europea di fronte alla crisi scatenata dal Covid: chi ha di più deve aiutare chi è in difficoltà. O in altri termini, come ha spiegato Merkel: «L’Europa ha bisogno di noi, tanto quanto noi abbiamo bisogno dell’Europa». Arrivare a un accordo in questo Consiglio darebbe il segnale di una compattezza tra gli Stati Ue che al momento non si riesce a vedere. Ma Merkel è molto cauta: «Le differenze sono ancora molto, molto grandi e non possiamo prevedere se riusciremo a raggiungere un risultato», ha detto arrivando al vertice Ue. «Mi aspetto trattative molto, molto difficili». E ha riconfermato l’asse franco-tedesco: «La Germania lavorerà insieme alla Francia per aiutare il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel».

La governance, Olanda contro tutti

I nodi da sciogliere sono ancora cinque, di cui due di natura politica. Primo punto la governance, ovvero le regole sull’uso dei fondi: l’Olanda vuole un voto all’unanimità in Consiglio (in pratico il diritto di veto) per l’approvazione dei piani nazionali di ripresa, contenenti le riforme che i Paesi devono attuare per avere i soldi. Tutti gli altri 26 Stati membri non sono d’accordo (neppure gli altri nordici). Ma il premier olandese Mark Rutte sembra inamovibile.

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