Recovery Fund e non solo: ecco i 5 punti su cui i leader Ue non si mettono d’accordo

Del resto, come ha spiegato in un’intervista al Corriere, per l’Olanda «gli Stati i quali necessitano e meritano aiuto devono anche far sì che in futuro siano capaci di affrontare da soli crisi del genere in modo resiliente». E Rutte vuole essere certo che stavolta le riforme strutturali vengano fatte davvero, insomma non si fida dell’Italia e degli altri Paesi Ue che hanno ancora un alto debito pubblico. È emersa anche l’ipotesi di ricorrere a un «freno di emergenza» che consentirebbe a un governo di chiedere una discussione in Consiglio se si ritiene che un Paese non rispetti gli impegni di riforma. Per l’Italia è inaccettabile. La proposta del presidente del Charles Michel, che ha accolto quella della presidenza tedesca, prevede che il Consiglio decida a maggioranza qualificata in due mesi su una proposta della Commissione, cui seguiranno al massimo quattro settimane per l’esborso. Per Roma è fondamentale il mantenimento della responsabilità nazionale sulle riforme e che il procedimento sia veloce

Rispetto dello Stato di diritto

Poi c’è la questione del legame tra aiuti e rispetto dello Stato di diritto. Il premier ungherese Viktor Orbán chiede non solo di eliminare il legame tra fondi e rispetto delle regole democratiche, ma anche un impegno a modificare in futuro l’articolo 7 del Trattato, ovvero quello che consente all’Ue di sanzionare un membro che non rispetta i valori comuni. Una proposta talmente inaccettabile che molti si chiedono se non sia una strategia per ottenere altro (ovvero più fondi). La Polonia, che a sua volta ha problemi con il rispetto dello Stato di diritto, ha una posizione più sfumata. Terreno difficile perché in gioco ci sono i valori alla base dell’Ue.

L’ammontare del bilancio Ue e i «frugali»

L’ammontare del prossimo bilancio Ue 2021-2026: la proposta di Michel, base del negoziato, indica un valore pari a 1.074 miliardi, però per alcuni Paesi nordici è ancora troppo. La Danimarca punterebbe a 1.050. I cosiddetti «frugali» (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, cui si è aggiunta anche la Finlandia) prendono il nome proprio dal fatto che durante i negoziati sul bilancio Ue 2021-2027 già a febbraio si erano opposti a contributi aggiuntivi. L’Italia è contraria a un ridimensionamento (anche il Parlamento Ue, che aveva addirittura proposto 1.300 miliardi, e che su questo decide insieme al Consiglio). Ridurre troppo il bilancio dell’Ue per i prossimi sette anni è un pessimo segnale politico perché vuol dire ridurre la capacità ordinaria di intervento dell’Ue a sostegno delle aree e dei territori più in difficoltà ma anche delle politiche che l’Unione ritiene prioritarie.

Volume del Recovery Fund ed equilibrio prestiti-trasferimenti

Si negozia anche sul volume del Recovery Fund. La proposta di Michel ha mantenuto inalterata quella della Commissione che prevede 250 miliardi di prestiti agevolati e 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto. I cosiddetti «frugali», ovvero Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, cui si è aggiunta anche la Finlandia, vorrebbero una riduzione della cifra e un diverso equilibrio tra aiuti e prestiti più sbilanciato verso quest’ultimi. L’Italia è per il mantenimento integrale del pacchetto, che ci garantirebbe finanziamenti per circa 173 miliardi. Ma il negoziato dovrà portare a un compromesso. Tra le ipotesi, una riduzione dei trasferimenti da destinare ai programmi diversi dal programma che prevede aiuti agli Stati in cambio di riforme (Recovery and Resilience Facility).

I «rebate»

Infine i «rebates», il meccanismo di correzioni che «restituisce» fondi a Germania, Olanda, Austria, Svezia, Danimarca e che vede contrari tutti gli altri Paesi. Già la Commissione aveva segnalato la volontà di evitare di cancellare gli sconti che, anche se ormai hanno poco senso essendo nati sulla scia del «rebate» britannico ottenuto negli anni Ottanta da Margaret Thatcher al grido di «I want my money back», sono politicamente molto importanti per i governi di quei Paesi e sono sul tavolo del negoziato sul Recovery Plan fin dall’inizio.

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