Vertice Ue, Conte disegna la linea rossa: «Niente trucchi sull’uso dei soldi»
La divisione in due tranche, il 70% della cifra nel primo anno, il restante 30% più avanti e solo in caso di Pil in flessione, ci potrebbe andare bene ma solo in teoria. Il parametro da utilizzare sarebbe quello della media europea del Pil, e noi siamo ben al di sotto. Ma il meccanismo lascia dubbioso il premier. «Se questi soldi devono servire agli investimenti — è il suo ragionamento — che senso avrebbe darne all’inizio sono una parte? Rischieremmo di punire proprio chi usa quei soldi nel modo più efficace. Non ci devono essere trucchi che finirebbero per rendere più complicato l’uso di quei soldi. Noi non cediamo». Uno di questi trucchi è proprio il diritto di veto proposto dall’Olanda, che al «non praticabile» di Conte risponde con un «Non la beviamo». Su questo punto c’è una primissima proposta di mediazione, che nel linguaggio senza spigoli della diplomazia si chiama emergency brake, freno d’emergenza. Non più il diritto di veto diretto. Ma la possibilità di portare all’esame del Consiglio, dove siedono i capi di governo, i dossier dei singoli Stati.
In realtà emergency brake è solo un titolo, tutto dipende da come viene disegnato nei dettagli. In particolare se viene previsto, come possibile, un «quorum» minimo per portare il caso davanti al consiglio. Meglio del diritto di veto. Ma non abbastanza per parlare di una mediazione ragionevole. «Credo sia opportuno rimanere ancorati alla proposta originaria», ripete Conte. E tende quella che attribuisce il ruolo di controllore alla commissione, dove il responsabile degli Affari economici è il «nostro» Paolo Gentiloni. Ma questo è un altro nervo scoperto. Sia i quattro Paesi frugali, guidati proprio dall’Olanda, sia il Gruppo di Visegrad, i quattro dell’Est, sono contrari. Non solo perché a loro giudizio la commissione ha già troppo potere. Ma anche perché il ruolo del commissario economico è affidato proprio a un italiano. Anche noi, però, prendiamo di mira i punti deboli degli avversari. Insieme a Macron, Conte promette battaglia sui rebate, gli sconti sui contributi al bilancio comunitario di cui godono anche i quattro Paesi frugali. «Quel meccanismo va rivisto», dice il premier. Una linea appoggiata da 18 dei 27 Stati membri. Almeno in questo siamo in maggioranza.
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