Anniversario morte Borsellino, l’antimafia oggi vive una pagina buia
Ebbene, se queste non sono parole vuote, allora l’antimafia non può non denunciare quello che concretamente accade qui, in Emilia Romagna. Rispetto a questo pantano di illegalità cosa possono fare due convegni coi soliti guru dell’antimafia e due intitolazioni di piazze? Nulla, se non finire (magari inconsapevolmente) per essere funzionali alla riproduzione delle stesse logiche malate, perchè contribuiscono a rinforzare la illusione che sia presente un controllo. Che siano presenti i famosi anticorpi.
I veri martiri
dell’antimafia, Paolo Borsellino i cinque agenti della scorta, uccisi e
fatti a pezzi alle cinque del pomeriggio di 28 anni fa, meritano una
antimafia che abbia il coraggio di guardare a testa alta le storture che
piegano l’economia e la politica del nostro territorio. Soprattutto
oggi dove anche il baluardo della Magistratura sta vacillando dietro a
un correntismo politico che nulla ha a che vedere con la Giustizia.
Meritano una antimafia lontana da appartenenze partitiche e col coraggio
di fare denunce scomode. Appalti pubblici, concessioni, contiguità
elettorali: di questo parla la Dia in Emilia Romagna, a Modena. Non a
Palermo, non a Reggio Calabria, non a Scampia o su Marte. Allora è tempo
di spostare i riflettori, smettere di indirizzare le luce verso se
stessi, verso l’autocompiacimento del rituale e del convegno antimafia, e
spostarli fuori da se’, oltre la zona di conforto, ad esempio verso i
modi in cui vengono assegnati gli appalti sul territorio e le
concessioni pubbliche. Appalti il cui esito anche qui oggi, in Emilia
Romagna, spesso si può scrivere nel momento stesso in cui viene emesso
il bando, senza che nessuno dica nulla o si stupisca, perchè ormai
l’anomalia (che non è detto ovviamente sia mafiosa in senso stretto, ma
che va analizzata) è divenuta normalità e perchè anche la libertà di
stampa è divenuta un lusso che in pochi si possono permettere e un
fastidio che il potere sempre più facilmente riesce a zittire in modo
apparentemente democratico e pulito.
I martiri dell’antimafia
meritano una antimafia che abbia il coraggio di rischiare. Lo merita la
memoria dei morti e lo meritano, soprattutto, gli emiliano romagnoli e
gli italiani vivi oggi.
Cinzia Franchini
LA PRESSA
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