Mark Rutte nel ruolo del Grande Cattivo: la metamorfosi dell’ex alleato di Angela
di Paolo Valentino
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO – «Mark Rutte si comporta come un poliziotto», ha detto ieri il premier bulgaro Bojko Borisov. Perfino Viktor Orbán, il tribuno ungherese, lo ha accusato di avere «uno stile comunista». E Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, ha chiosato: «L’opposizione dei quattro frugali non è più accettabile».
Se una narrazione rimarrà di questo Consiglio europeo, sarà quella del «cattivo» Mark Rutte, l’olandese volante che con la sua intransigenza ha tenuto in scacco l’Europa. È lui il leader morale e la punta di lancia della «banda dei quattro», Olanda, Austria, Danimarca e Svezia. È lui, dottor Strarigore, ad argomentare con alterigia tutta calvinista che la solidarietà non è mai gratis e chi la fornisce deve poter controllare come i soldi vengano usati. È lui ad ammonire con un eterno sorriso i Paesi del Sud, ricordando loro l’importanza di non vivere al di sopra dei propri mezzi. È una questione filosofica per Rutte, che ne fa regola di vita: il premier liberale vive da solo in un modesto appartamento, va al lavoro in bici e fa volontariato insegnando studi sociali in un liceo.
Secondo l’Economist assomiglia a un «prete che prende troppa caffeina», in altre parole non avrebbe veramente il profilo del «cattivo». Eppure, Charles Michel, con la benedizione di Angela Merkel, ha già fatto molto per venirgli incontro, sia sul volume del Recovery Fund sia sulle condizionalità, immaginando un meccanismo di controllo che se non dà il veto a ogni singolo Paese, come vorrebbe Rutte, arriva perfino a coinvolgere i (temuti) ministri delle Finanze. Ma Rutte non molla: «Gli olandesi e gli altri tre frugali hanno già ottenuto molto, ma sono troppo intelligenti per dire grazie», osserva un diplomatico europeo che partecipa ai negoziati.
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