Acrobazie mentali al vertice europeo
di Paolo Mieli
Al di là dell’esito del vertice di Bruxelles, una cosa sicuramente il nostro presidente del Consiglio è riuscito a portare a casa: potrà infatti esibire la foto in cui sedeva sereno (ancorché non sorridente) accanto ai grandi d’Europa: Merkel, Macron, Sánchez e Ursula von der Leyen. Per contro i «frugali» — Olanda, Svezia, Danimarca e Austria, ai quali si è aggiunta la Finlandia — sono apparsi isolati. Ancor più quando a sostegno di Giuseppe Conte (e su sua sollecitazione) è sceso in campo Viktor Orbán che a voce alta si è schierato al fianco dell’Italia puntando l’indice contro Mark Rutte da lui accusato di essere «responsabile del caos» prodottosi al vertice europeo. Poi però Orbán ha aggiunto che Rutte è colpevole ai suoi occhi di «odiare» lui e l’intera Ungheria. La prova di questa avversione consisterebbe nella pretesa olandese del rispetto dello Stato di diritto da parte del regime di Budapest. Parole dalle quali si potrebbe intendere che Orbán si aspetti una qualche «restituzione» del favore fatto oggi a Conte e ai quattro della foto. Che dire? Speriamo che nessuno abbia preso impegni in tal senso.
Il nostro presidente del Consiglio con fair play ha cercato di giustificare Rutte soffermandosi sulla imminenza di elezioni nei Paesi Bassi e sul fatto che in quella circostanza il primo ministro olandese dovrà vedersela con gli ultras sovranisti di casa sua, Geert Wilders e Thierry Baudet («Ognuno ha i suoi Salvini», ha detto Conte). Forse però questa battuta non tiene conto di due circostanze che rendono le situazioni alquanto diverse: 1) in Olanda più rigorista e allarmato della gestione disinvolta del debito pubblico nel nostro Paese è l’attuale ministro delle Finanze, cristiano democratico, Wopke Hoekstra; 2) in Italia non è per timore di Salvini che il governo rifiuta di mettere in discussione provvedimenti quali il reddito di cittadinanza o quota cento che gravano non poco sui nostri conti pubblici e hanno allarmato l’Europa. Provvedimenti di grande spesa intestati, tra l’altro, allo stesso Conte quando era a capo del governo precedente.
Quanto alle categorie mentali con le quali seguiamo questa disputa si è ecceduto, a nostro avviso, nel tiro al piccione contro Rutte qualificato da «rozzo egoista» a «disinvolto opportunista». Opportunismo di cui sarebbe prova il fatto che il primo ministro olandese «pur di restare al potere si è alleato con destra, centro, ecologisti e sinistra». Ricorda qualcuno?
Pages: 1 2