Acrobazie mentali al vertice europeo

C’è poi da notare che ben tre dei cinque Paesi frugali venuti allo scoperto nel vertice europeo sono guidati da socialdemocratici: la Svezia con Stefan Löfven più la Danimarca e la Finlandia con due giovani donne (Mette Fredriksen e Sanna Marin) fino a oggi considerate l’orgoglio della sinistra europea. Sarebbe forse il caso che i leader nostrani si confrontassero con questi rappresentanti di una tradizione che fa onore alla storia della socialdemocrazia. Può darsi che tutti e tre questi eredi della lunga storia che fu di August Palm e di Olof Palme siano stati contagiati dal virus dell’insensibilità sociale e dell’assenza di carità; ma può anche darsi che abbiano da fare considerazioni sui comportamenti economici del nostro Paese meritevoli di essere ascoltate.

Infine c’è qualcosa da osservare in merito al rifiuto a ogni ipotesi che l’Europa possa verificare come noi spendiamo i soldi che ci vengono prestati o dati «a fondo perduto» (ossia senza che li dobbiamo poi restituire). Ha scritto bene ieri Mario Monti su questo giornale che l’atteggiamento negoziale più proficuo non dovrebbe essere mai quello di respingere le «condizionalità» come se fossero «lesioni della sovranità nazionale». Dopodiché ha anche aggiunto che bene ha fatto Conte a sollevare il caso di Paesi come l’Olanda che si atteggiano a rigoristi ma lucrano sull’essere divenuti quasi dei paradisi fiscali. Però forse affrontare tale questione in un momento come questo – e senza l’adeguata preparazione di un dossier che possa essere discusso, trovare alleati per essere infine approvato dal Consiglio europeo – può apparire un atteggiamento ritorsivo e un po’ velleitario. Come apparì quello della Grecia allorché, nel pieno della crisi del 2015, chiese alla Germania di Angela Merkel la riparazione per i danni subiti dal Terzo Reich hitleriano nella Seconda guerra mondiale.

E visto che parliamo di Germania e della Merkel, sarebbe forse il caso di stabilizzare, per così dire, le nostre valutazioni sia sull’una che sull’altra. Certo, la cancelliera può, come tutti, aver fatto in passato scelte giuste che andavano lodate o aver preso iniziative sbagliate meritevoli di biasimo. Ma, al di là di questo, dobbiamo riconoscere che negli ultimi dieci anni qui da noi – e non stiamo parlando dei sovranisti – si è ampiamente diffuso un pregiudizio antitedesco sul quale, anche alla luce di quel che è accaduto a Bruxelles in questo weekend, varrebbe la pena di aprire una discussione.

CORRIERE.IT

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