Conte ritrova la sua maggioranza, per ora. Ma i giallorossi preparano resa dei conti
Ma in prospettiva gli umori tra i giallorossi sono diversi: “Un esito men che dignitoso – riassume umori comuni un colonnello democratico – indebolisce il governo”. In questo quadro, c’è chi addirittura si augura che non sia lui a gestire i fondi europei. E chi vede dietro l’immagine dell’avvocato pugliese l’ombra lunga di Draghi. “In settembre può cadere il Paese – filtra dalla maggioranza –. E l’unica risposta che una classe politica può tentare di dare è il ricorso a un salvatore della patria ben visto in Europa”. Ipotesi che scatena un’ondata di entusiasmo tra i forzisti: soli, nel centrodestra, a pregare che l’Italia non esca con le ossa rotte dal “Consiglio europeo. Un accordo al ribasso, insomma, equivarrebbe a una sconfitta secca sul piano politico. Conte rischia di uscirne probabilmente come un’anatra zoppa. Ecco perché, di fronte allo stallo, ieri pomeriggio è stato tentato, assieme al premier spagnolo Sánchez, di imporre il rinvio delle decisioni agli europartner facendo le valigie e tornando a casa. A fermarli, probabilmente, anche il rischio di uno schianto delle borse oggi. Non stupisce se il capo del governo giallorosso se la prende con il collega olandese Rutte: “Forse sarai considerato un eroe per qualche giorno, ma poi dovrai rispondere ai cittadini europei del crollo del mercato unico”.
Naturalmente, un rinvio della decisione di qualche mese sarebbe anche più disastroso di un compromesso al ribasso perché i tempi per l’Italia sono fondamentali: urgono fondi per finanziare la ripresa. Un breve slittamento, al contrario, pone il presidente del Consiglio di fronte a una sfida politica dalla quale può uscire bene o male: il Mes. Dovrà utilizzare il tempo che ha per farlo accettare ai Cinquestelle.
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