Recovery Fund, quanti soldi entreranno davvero nelle casse italiane

La sorpresa per l’Italia

La parte di aiuti non rimborsabili scende di circa 50 miliardi nel complesso, ma per l’Italia c’è una sorpresa: i fondi a disposizione in totale possono salire dai 173 miliardi di euro della proposta della Commissione Ue a 209, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 come prestiti. Sono questi ultimi a salire molto, mentre i trasferimenti diretti scendono solo di poco. L’aumento (potenziale) si spiega perché nel compromesso emerso una quota degli aiuti — forse più del 30% — si divide in base all’andamento dell’economia nel 2020 e nel 2021. E se si confermano le previsioni della Commissione, l’Italia quest’anno e il prossimo avrà la performance più drammatica dell’Unione europea. Ci perdono invece i Paesi d’Europa Centro-orientale che soffrono un po’ meno la recessione da Covid. Da notare che il pacchetto da poco più di duecento miliardi, da investire su quattro o cinque anni, varrebbe circa il 12% del prodotto lordo dell’Italia: una cifra vicina alla caduta del reddito del Paese attesa per quest’anno, dunque una sorta di compensazione.

I prestiti e il Mes

Dall’altra parte, benché a tassi bassissimi e su scadenze lunghissime, la parte dei prestiti riservati all’Italia sale di ben 38 miliardi e rappresenta a termine un aumento del debito pubblico rispetto al Pil del 7% circa. In questo maxi-prestito c’è un effetto paradossale e forse sornionamente voluto da qualcuno a Bruxelles: quei 38 miliardi di prestiti in più all’Italia dal Recovery Fund sono quasi uguali all’ammontare offerto in prestito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che il governo sembra non volere. Le condizioni finanziarie sono simili, ma quelle politiche diverse: il Mes, che l’Italia per ora sta rifiutando, non richiede riforme; il Recovery Fund, che il governo non può rifiutare, ne prevede invece di molto precise. E vigilate da vicino.

Veto o non veto

La bozza di compromesso sul tavolo dei leader nella notte prevedeva all’inizio che un singolo Paese potesse appellarsi al Consiglio europeo per bloccare gli esborsi a un altro Paese, se insoddisfatto delle riforme richieste da Bruxelles o della loro attuazione. Il Consiglio europeo che riunisce i capi di Stato e di governo ne discute – si legge nella bozza – «decisively»: significa in modo deciso o anche in modo «definitivo». Poiché questo organo delibera all’unanimità, l’Olanda riteneva così di aver conquistato un diritto di veto sull’accesso dell’Italia al Recovery Fund. Ma l’Italia ha respinto questa interpretazione e nella notte i legali del Consiglio europeo sono tornati al lavoro per trovare una formula accettabile per tutti. Il tema del diritto di veto e controllo nazionale sugli esborsi degli aiuti nella notte continuava a dividere Italia e Olanda.

CORRIERE.IT

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