Pagamenti digitali, con la pandemia è boom. Ma la ‘cashless society’ è a rischio disuguaglianze

Anche in Italia la pandemia ha spinto sempre più persone a cambiare abitudini, usando di meno monete e banconote. Secondo una ricerca di Mastercard, nei mesi della crisi un italiano su due – percentuale che vale sia per i consumatori che per gli esercenti – ha usato più i pagamenti digitali del contante. Un dato che segna una trasformazione “epocale” per un Paese che per il rapporto Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti si piazza tra le 30 peggiori economie al mondo per dipendenza dal contante. Una vera “rivoluzione digitale” che sta aiutando a ripartire anche il settore turistico: i dati di SumUp, fintech specializzata in soluzioni di pagamento cashless per Pmi e piccoli esercizi, rivelano che a partire dal 18 maggio gli esercenti del settore turistico hanno registrato un costante aumento, anche a tre cifre, delle transazioni digitali, una soluzione ritenuta pratica e sicura dai turisti.

Getty Images

Alla base della “rivoluzione cashless” degli ultimi mesi ci sono principalmente i timori che clienti e dipendenti, maneggiando il denaro, possano contribuire alla diffusione del contagio. In realtà, secondo alcuni esperti di salute pubblica il contante è sicuro se chi lo tocca si lava con attenzione le mani. E se per alcuni l’abolizione del cash può significare più comodità e più sicurezza, per molti altri può invece rappresentare un problema. Ad esempio per chi non ha un conto in banca o non ha dimestichezza con le tecnologie digitali: in Gran Bretagna, secondo le stime dell’associazione dei consumatori Which?, durante il lockdown una persona su dieci si è vista rifiutare i pagamenti in alcuni negozi, per aver provato a usare i contanti. Negli Usa, come ha rivelato un report di Square, all’inizio della pandemia a marzo solo l’8% dei venditori era effettivamente cash-free, cioè effettuava il 95% delle transazioni attraverso carte di debito o credito: una percentuale balzata al 31% a fine aprile per poi assestarsi al 20% in giugno, con la riapertura delle prime attività commerciali. In Gran Bretagna i rivenditori cash-free sono passati in un mese dal 10% al 60%, per poi scendere appena al 57% a giugno. Tutto ciò ha portato a una diminuzione del contante circolante, che negli Usa potrebbe durare mesi: di conseguenza i piccoli negozi o i market come 7-Eleven hanno deciso di rifiutare i contanti, a meno che i clienti non abbiano l’importo esatto, perché impossibilitati a dare il resto.

L’economia cashless subirà un’accelerazione ancora maggiore nei Paesi in cui era già una realtà, come la Svezia – dove l’80% della popolazione paga prevalentemente con carte – e dove stava conoscendo una rapida diffusione, come Sud Corea e Kenya. Ma la transizione verso una società completamente senza contanti è ancora un percorso lungo, e molti Paesi stanno pensando a come gestire questo fenomeno senza escludere i più poveri e i più anziani. La stessa Svezia ha adottato a gennaio una legge che impone alle banche di fornire contanti a chi ne ha bisogno, e in Gran Bretagna sono allo studio misure analoghe, visto che una recente ricerca ha dimostrato che almeno 8 milioni di persone potrebbero avere problemi in un’economia totalmente digitale. A rischiare l’esclusione sono i cittadini più poveri, che non possiedono conti bancari e hanno difficoltà nell’accesso a internet: la cashless society rischia di nascere già sotto il segno della disuguaglianza.

BUSINESS INSIDER

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.