Csm, rinvio a settembre per Palamara. Ma Davigo non si astiene. Anche il renziano Ferri ricusa due dei suoi giudici
di LIANA MILELLA e MARIA ELENA VINCENZI
ROMA – Si parte, ma
subito si rinvia. Per Palamara, per Ferri, per tutti gli incolpati
davanti al Csm per l’inchiesta di Perugia. Sorpresa al Csm, dove, tra
strette misure anti Covid e giornalisti contingentati, parte il processo
disciplinare a Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm e potente toga
di Unicost, sotto processo a Perugia per corruzione. Pochi minuti di
udienza, presieduta dal laico della Lega Emanuele Basile, e tutto slitta
al 15 settembre. Non è presente il difensore di Palamara, il
consigliere di Cassazione Stefano Guizzi, trattenuto alla Suprema corte
da un precedente processo civile. L’avvocato di Palamara, Benedetto
Marzocchi Buratti, chiede e ottiene il rinvio del processo a settembre.
D’accordo anche la procura generale della Cassazione rappresentata
dall’avvocato generale Pietro Gaeta.
Dopo Palamara anche Cosimo Maria Ferri, toga di Magistratura
indipendente ma parlamentare prima del Pd e ora renziano, sotto
inchiesta al Csm per la cena del 9 maggio 2019 all’Hotel Champagne con
Palamara per decidere la nomina del procuratore di Roma, ha ricusato due
dei suoi giudici. E anche in questo caso il Csm deciderà il 15
settembre.
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