l diritto, la Chiesa e le reti diplomatiche. Conte, premier per caso (ma non troppo)

di RAFFAELE MARMO

Fossimo nel mondo anglosassone, tra Londra e Martha’s Vineyard, tireremmo in ballo ‘L’uomo nell’ombra’, il film giallo Roman Polański sulla misteriosa “formazione” giovanile di uno studente “allenato” e “allevato” a diventare un primo ministro inglese, che, guarda caso, somiglia tanto a Tony Blair. Ma siamo in Italia e se vogliamo fare il gioco sulle ‘origini’ dell’attuale presidente del Consiglio, sbucato apparentemente dal nulla a fine maggio del 2018, dobbiamo guardare verso Santa romana Chiesa.

Perché se è vero che Giuseppe Conte viene da Volturara Appula, un paese del Foggiano, e da San Giovanni Rotondo, dove ha vissuto nella famiglia d’origine, con la maturità classica conquistata al liceo Pietro Giannone di San Marco in Lamis, è altrettanto vero che quando arriva a Roma, per Giurisprudenza alla Sapienza, riesce entrare a Villa Nazareth, il collegio cattolico che ha come slogan “Favoriamo lo sviluppo dei talenti”.

E il giovane Conte deve aver dimostrato talento se in quella comunità ‘di merito’, creata per sostenere negli studi ragazzi di valore soprattutto del Sud (ma spesso con ridotte possibilità economiche), finisce per diventare negli anni il pupillo del Cardinale Achille Silvestrini, dominus di Villa Nazareth e guida religiosa e ‘politica’ dell’ala sinistra della Chiesa cattolica durante l’era wojtyliana. E, del resto, la comunità-collegio ai margini della campagna della Pineta Sacchetti si consolida nei decenni come uno dei luoghi di elezione del cattolicesimo democratico, ma non solo. Aldo Moro e Oscar Luigi Scalfaro vi erano di casa, ma anche Romano Prodi, da presidente dell’Iri, il costituzionalista Leopoldo Elia, lo storico Pietro Scoppola l’hanno frequentata.

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