L’arca di Michè. In Puglia, senza M5S, Michele Emiliano imbarca la qualunque

Insomma, è chiaro quale è il punto. Non c’è l’accordo coi Cinque stelle, si rischia la ghirba, occorre candidare la qualunque. La volta scorsa fu il partito della Nazione, che imbarcò mezza destra. Stavolta è formato “no limits”, ma soprattutto c’è il partito della Regione, con i suoi incarichi e le sue risorse. Il vero comitato elettorale di Emiliano è lì. La mossa ad effetto è Pierluigi Lopalco, pizzetto alla Lenin, aspetto filiforme ma telegenico, austero bacchettatore dei nostri vizi: le distanze non rispettate, le mani non lavate, la prudenza andata a farsi benedire. Emiliano lo ha voluto prima come consulente per gli affari straordinari legati alla pandemia – il capo della task force per intenderci – e ora lo ha piazzato nella sua lista “Con Emiliano”. La promessa, urbi et orbi, è che se si vince andrà a fare l’assessore alla sanità, dimettendosi da consigliere. Inevitabili gli acidi commenti di avversari e detrattori: “Centoventimila euro pubblici per farsi la campagna elettorale”, perché a tanto ammonterebbe la consulenza. A Bari Lopalco ha presentato il simbolo e la sua candidatura assieme a Fabrizio D’Addario, uno che viene dal centrodestra e ora è l’amministratore unico della Sanitaservice di Bari, una società che fornisce servizi e personale alle Asl, che la giunta sta “internalizzando”. È venuto già il mondo, perché si sa come vanno certe cose: in sala c’erano lavoratori, precari, dipendenti in attesa di diventare “interni” e chi volete che votino, se la si mette proprio così, sul tengo famiglia.

Altro consulente per la sanità molto attivo a favore del governatore uscente è Francesco Schittulli. Schittulli la volta scorsa era candidato governatore contro Emiliano, sostenuto da Fratelli d’Italia, dalla lista di Fitto e da Alfano. È sempre la solita storia: “la salute non ha colore”, si dice, poi ti accorgi che i colori arrivano quando si vota, perché magari se cambia giunta cambiano anche consulenti. Che poi, sia consentito un inciso in questo racconto. La domanda, al cronista viene spontanea: va bene tutto, ma davvero come si fa a chiedere ai Cinque Stelle di sostenere questa roba qua, come fanno i poveretti anche con tutta la buona volontà?

Si dice, la destra. Ci si domanda: perché questa è sinistra? Si conclude con un giramento di testa. A Raffaele Fitto è venuta una fitta al cuore perché “Rocco non torna”. Rocco Palese, suo amico, ex fedelissimo, anche lui candidato governatore contro Emiliano, sia pur senza clamori e sottotraccia, sta dando una mano al governatore uscente. Il segnale del patto è stata la nomina di Francesco Ferraro, uomo di Palese, a direttore generale dell’Arif, l’agenzia per la difesa del suolo e attività forestali. Se tutto va come deve andare per Palese si prefigura un incarico nella sanità leccese. Ora, diciamolo, la si pensi come si vuole ma il sistema è davvero scientifico: funziona “come Cristo comanda” avrebbe detto De Luca a proposito dell’organizzazione taylorista delle clientele. Qui il meccanismo è: vieni da destra, ti do un incarico regionale, poi fai girare le macchine per me.

Proprio così. “Metti a Cassano, vota Emiliano”, con questo slogan Emiliano diventò sindaco di Bari, ai tempi in cui Antonio Cassano (il calciatore) era un giovane fenomeno. Stavolta i goal sono richiesti a Massimo Cassano, una vita in Forza Italia, poi sottosegretario con Alfano, nominato commissario straordinario dell’Arpal, l’agenzia per il lavoro, uno di quei carrozzoni regionali pieni di soldi. Cassano è il capo dei Popolari per la Puglia, lista della quale fa parte anche Gianni Stea che, per passare dal centrodestra al centrosinistra, è stato ricompensato col posto di assessore all’Ambiente. Mentre darà una mano ma non si candiderà Alfredo Borzillo, altro che viene da Forza Italia e ora commissario straordinario del Consorzio di bonifica, incappato anche in qualche guaio giudiziario.

Spulciando la lista “Con Emiliano”, invece, compare il nome di Angela Albergo. Indovinate chi è? È la moglie di Simeone di Cagno Abbrescia, ex sindaco di Bari di centrodestra, passato con Emiliano che lo ha nominato presidente dell’Acquedotto pugliese, una di quelle strutture, dicono da quelle parti, che “dà più da mangiare che da bere”. Un budget che fa invidia a un ministero. Ricapitolando, che sennò non finisce più: 14 liste con fascisti comunisti, democristiani; aeroporti, acquedotto, agenzia del lavoro, sanità. Il voto, come la vil pecunia, non olet. Ma se vinci così, che cambia? Niente, appunto, del cambiamento ne riparliamo. 

L’HUFFPOST

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