Coronavirus, l’Italia si blinda dopo il rapporto dell’Iss: in una sola settimana scoperti 120 focolai
Restano numerosi i focolai attivi, sparsi lungo quasi tutto lo Stivale: 655 quelli che ancora sprigionano scintille, dei quali 433 nella sola Lombardia e 92 in Emilia Romagna, che ieri con 63 nuovi positivi, è balzata in testa nella poco ambita classifica dei contagi giornalieri. Nella settimana presa in considerazione dal rapporto di nuovi focolai se ne sono accesi 120, undici più della precedente. Ma il problema è che i «cacciatori di virus» delle Asl adesso faticano a contenerli. E quanto questo sia pericoloso per il controllo dell’epidemia lo dicono nel loro linguaggio un po’ più tecnico anche gli esperti nell’introduzione al monitoraggio settimanale. La mappa in timelapse del contagio coronavirus in Italia: tutti i numeri, regioni e città colpite
«E’ essenziale – scrivono- mantenere elevata l’attenzione e continuare a rafforzare le attività di testing-tracking-tracing (ndr: testare, tracciare e rintracciare) in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai di trasmissione e continuare a controllare l’epidemia». «In caso contrario -ammoniscono – nelle prossime settimane potremmo assistere ad una inversione di tendenza con aumento rilevante dei casi a livello nazionale». Di qui l’invito a «mantenere una elevata consapevolezza della popolazione generale sulla fluidità della situazione epidemiologica». Come dire: siamo al limite, se con movide e assembramenti non ci si dà una regolata rischiamo di tornare al punto di partenza. Coronavirus, ecco come un bar può trasformarsi in un focolaio
Quanto il sistema sia sotto stress lo dicono tutta una serie di numeri del report. Prima di tutto su i 1.341 nuovi casi della settimana ben 506, il 38%, sono di origine ignota. Non sappiamo insomma chi e dove siano coloro che l’infezione l’hanno trasmessa e potrebbero quindi trasmetterla ancora. Questo perché l’attività di contact-tracing, che consiste nell’identificare tutti contatti stretti di un nuovo positivo, isolarli e testarli è faticosissima. A Roma per spegnere il focolaio dell’Irccs San Raffaele si è dovuti andare in giro per settimane a stanare oltre cinquemila persone a rischio. Ed ogni volta che si trovava un nuovo positivo si è dovuto ricominciare da capo. Il test per sapere se una mascherina funziona davvero ad evitare il contagio
Per il «focolaio del sushi» di Savona si è andati a rintracciare e isolare 1.600 persone. Ed ancora non è finita. Solo che a fare tutto questo lavoro sono appena in novemila in tutta Italia, con differenze regionali che il nuovo report rimarca essere ancora più abissali. Si va infatti da un cacciatore di virus ogni 10mila abitanti in Veneto per finire a regioni sotto lo 0,5, come Campania, Emilia e Lombardia. Dove la quota di focolai attivi è più alta, poi, minore è il numero di uomini a disposizione per spegnerli. Una situazione che dovrebbe suggerire agli italiani in vacanza o in fuga dallo stress in città di non soffiare sul fuoco. Coronavirus, le cinque domande ancora senza risposta da parte degli scienziati
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