Matteo Salvini si è avvitato, abbaiando alla Luna
E invece Salvini che fa? Prima va sostenendo che i soldi europei non servono perché, come teorizza il suo mentore Alberto Bagnai (il quale ha surclassato perfino Claudio Borghi nell’ascendente sul leader), i denari si raccolgono come le pere quando sono mature: scrolli i mercati e ne cade in abbondanza; poi, una settimana fa, scommette che tanto i fondi Ue non arriveranno mai e, lui sovranista, fa il tifo per l’antiitaliano Mark Rutte sperando in un fiasco del negoziato; infine, quando i miliardi inopinatamente arrivano, è l’unico al mondo che li considera una “fregatura”. Prende d’aceto e vola due giorni a Lampedusa per riprendere in diretta gli sbarchi dei disperati, twittare che ci stanno invadendo, gli immigrati ci portano i virus e questo Governo con Lamorgese ministro al posto di Salvini è “complice dei criminali”: stesso repertorio vintage, identica voglia di fare leva su istinti inseparabili dalla nostra natura (paura, rabbia, aggressività) e solo in parte mediati dalla civiltà. Ma in politica i bis raramente riescono. Come le barzellette: fanno ridere la prima volta. Tornando a battere sugli immigrati, sempre lo stesso chiodo, Salvini ricorda quei calciatori alla Piatek che sanno fare una sola giocata: dopo un po’ gli avversari li sgamano, gli spettatori sbadigliano. Viene perfino il dubbio che l’ex ministro insegua l’ombra di se stesso come antidoto ai sondaggi in calo. Oppure alle tante inchieste in arrivo incominciando dalla “Open Arms” (su cui risponderà personalmente in Senato il 30 luglio) al mistero dei fondi russi, dai commercialisti in fuga verso le Americhe ai “camici bianchi” della Regione Lombardia. Chi vuole davvero bene a Salvini non aspetti che vada a sbattere; gli consigli subito “finché sei in tempo cambia spartito”.
Anche perché la Lega è sempre più isolata. Giorgia Meloni, per non dire del Cav, si sta facendo gli affari suoi. Parla con Conte, riceve chiamate da Zingaretti, vuol far vedere che per il bene del Paese lei sarebbe pronta a trafficare con Belzebù in persona. Pronta a riconoscere i meriti del premier sul Recovery Fund; prontissima a congratularsi giovedì con Sergio Mattarella, custode e garante della Costituzione, quando il presidente ha compiuto gli anni (Salvini, unico tra i leader, non gli ha fatto pubblicamente gli auguri). Cosicché poco per volta si sta formando un nuovo “arco costituzionale” che, diversamente da quello originale, stavolta comprende i nipotini del Duce e tiene fuori dalla porta soltanto la Lega. Che in questa splendida solitudine rischia l’irrilevanza, abbaiando alla luna.
L’HUFFPOST
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