Alcune industrie si riprenderanno prima dalla catastrofe del Covid. Ma la ricetta non è il reshoring secondo Oxford Economics
Oxford Economics
In particolare, il recupero sarà disomogeneo tra le varie industrie: il settore più debole è quello dell’aerospazio, mentre torneranno più rapidamente alla normalità i comparti del farmaceutico, chimico e dei generi alimentari. Come si legge nel report “Some industries are better placed to recover“, i ricercatori hanno considerato diversi fattori – dalla liquidità disponibile alle catene di fornitura internazionali – per valutare il grado di vulnerabilità dei vari settori. Hanno poi stilato una tabella, che li mette in ordine dal più debole a quello più forte.
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“Abbiamo identificato l’aerospazio come il settore più vulnerabile durante la fase di ripresa post lockdown a livello globale, dato il lento recupero dei viaggi aerei, la mancanza di diversificazione nel processo di approvvigionamento e anche perché in passato, quando si sono presentati altri momenti di crisi, la ripresa è avvenuta in ritardo, a causa della natura molto costosa dei suoi prodotti”, si legge nell’analisi di Oxford Economics, che aggiunge: “Diversamente, il farmaceutico, l’alimentare e il chimico sembrano avere i presupposti per un migliore recupero”. In effetti, i primi due comparti hanno avuto il vantaggio dell’essenzialità dei loro prodotti: medicine e alimenti sono beni fondamentali e irrinunciabili. Nel complesso, inoltre, i tre settori godevano di una posizione finanziaria più forte prima della diffusione del coronavirus ed erano dotate di catene di fornitura diversificate.
Per altri comparti industriali, invece, la ripresa sarà più complicata. Come scrivono gli autori del report, il lockdown e le restrizioni al movimento delle persone hanno comportato una riduzione dei servizi caratterizzati da alta prossimità fisica, come viaggi, attività ricreative e turistiche, catering. Nonostante l’allentamento delle misure di sicurezza, la domanda dei consumatori in questi settori rimarrà bassa per i rischi (e i timori) di trasmissione del virus. Ovviamente queste dinamiche avranno conseguenze negative per tutte le imprese manifatturiere fornitrici. Le prime ad essere colpite sono i produttori di aeromobili, considerate le limitazioni per i viaggi e il minor traffico aereo. Anche l’automotive deve fare i conti con gli effetti della pandemia, anche perché già prima del virus non se la passava poi tanto bene a causa delle deboli vendite mondiali.
I governi stanno varando diversi pacchetti di stimolo per favorire la ripresa economica dopo il covid-19 – Getty Images
Inoltre, un altro fattore che rende la ripresa più lenta e problematica è l’interruzione o il rallentamento delle catene di fornitura globali. In fondo, l’allentamento delle restrizioni avviene a ritmo diverso nei vari paesi e sincronizzare gli approvvigionamenti può risultare difficile, fino a quando la maggior parte degli stati del mondo non è riuscito a vincere la sua lotta contro il coronavirus. “La pandemia ha anche messo in luce quando siano diventate fragili e tese le catene di fornitura globali, spesso concentrate in pochi hub produttivi. La mancanza di diversificazione potrebbe essere un rischio per la ripresa qualora un’altra ondata di contagi dovesse verificarsi, conducendo a nuove chiusure produttive. Un pericolo più forte per settori come il tessile, l’elettronica, l’aerospazio, dove un esiguo numero di economie costituiscono la maggior parte della catena di fornitura internazionale”, si legge nello studio.
Proprio per questo motivo, Oxford Economics suggerisce di evitare politiche protezionistiche o la semplice adozione della formula del reshoring, per ridurre la dipendenza dalle produzioni straniere. “Questo processo non elimina i rischi mostrati dalla pandemia, ma li concentra a livello domestico”, scrivono i ricercatori dell’organizzazione britannica, concludendo che la soluzione migliore è diversificare le catene di fornitura.
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