Migranti, Di Maio tira in ballo Conte: deve occuparsi della crisi o scopre il fianco a Salvini

La sensibilità di Zingaretti sul tema è comprensibile: nella scorsa legislatura si schiantarono due governi di centro-sinistra. Ora, è vero che rispetto al passato l’opinione pubblica non considera più l’emergenza come una priorità, ma l’accostamento al Covid 19 — sollevato sul Foglio dall’ex ministro democratico Minniti — cambia la percezione del problema. Perciò secondo Di Maio (e secondo una parte della delegazione democrat al governo), Conte non può esimersi dall’intervenire, chiedendo contemporaneamente la proroga dello stato di emergenza per motivi sanitari. Altrimenti la richiesta apparirebbe una mossa strumentale per «scudare» la sua posizione in vista dell’autunno.

E sono in tanti nell’esecutivo che iniziano a pensarla come l’esponente dell’opposizione Rotondi: «Dopo l’uso politico della giustizia, ecco l’uso politico della sanità. Il virus va e viene, sale e scende, a seconda delle convenienze del governo». Citofonare a Di Maio. Che al contrario di quanto sussurrano i suoi avversari in maggioranza, non è il solo a voler sfidare il modello presidenzial-presenzialista di Conte. Basta annotare quanto è accaduto ieri.

Nel bel mezzo di una situazione che rischia di sfuggire di mano, con gli hotspot stracolmi e l’esercito chiamato a fronteggiare gli sbarchi, da Palazzo Chigi è filtrata la notizia che il premier stasera presiederà un vertice sulla gestione dei (futurissimi) fondi europei. «E l’immigrazione?», è esploso un vice ministro del Pd: «Conte pensa di venire da Marte?». L’autunno è più vicino di quanto non si pensi, perché le forze di governo non potrebbero passare l’estate a contastare Salvini su «migranti e virus», prima di chiedere il voto per le Regionali a settembre. Conte o non Conte, poi i conti potrebbero non tornare. Citofonare anche a Zingaretti…

CORRIERE.IT

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