Morto a 100 anni il grande attore Gianrico Tedeschi, una vita in scena

Testimone e protagonista di un secolo quindi, tra vita e teatro, sempre ad essere impegnato dalla parte e nella parte giusta, con grande professionalità, tanto che la sua recitazione curata e sapiente, la sua dizione sempre chiara, la sua vena ironica, sembrano un dono naturale di chi sa sempre cosa deve fare col sorriso sulle labbra. Così, una delle ultime volte in cui è salito su un palcoscenico a 96 anni, a chi gli chiedeva se non gli costasse fatica, rispondeva: «Al contrario, la scena dà forza», e doveva essere sincero se ancora oggi, come diceva la moglie, l’attrice Marianella Laszlo, si capiva che il teatro gli mancava.. Del resto è stata una sua passione fin da ragazzino, quando il padre lo portò a vedere Ermete Zacconi che recitava in Spettri di Henrik Ibsen e, come ha detto tante volte, rimase colpito dalla forza della verità, dal realismo di ciò cui aveva assistito. Poi era però l’imprevedibilità e la follia di Benassi che lo affascinava, essendo quasi il suo opposto. Ciò non vuol dire che il teatro non sia anche logorante e ai giovani diceva che se volevano farlo dovevano essere pronti a combattere per realizzare quello in cui credevano, a impegnarsi sempre affrontando tutte le inevitabili fatiche e delusioni.

E Tedeschi non si è mai tirato indietro, passando dai classici all’amato Pirandello, da Goldoni a Ionesco, lasciandosi alle spalle il loro valore letterario per viverne e rendere le emozioni dei loro personaggi. Lui, capace di recitare le sue battute con evidente, serio divertimento, come di mostrare una specie di impassibilità alla Buster Keaton che rende vitalmente disperato quel che dice con le parole e lo sguardo. Con Strehler è passato da Arlecchino servitore di due padroni (un Pantalone con un pizzico di dolce follia) all’Opera da tre soldi (amplificando, mai sopra le righe, l’ironia di un personaggio come Peachum), poi La locandiera e Tre sorelle con Visconti, i lavori di Testori con Ruth Shammah, il Bernhard del Riformatore del mondo regia di Maccarinelli, sino all’impietoso Oldfiel in La compagnia degli uomini buoni di Bond con Ronconi, che gli valse l’ultimo premio come miglior attore dell’anno nel 2011, quando aveva 91 anni. Senza dimenticare un eccezionale Cardinal Lambertini di Testoni che ne dimostra la vitalità e curiosità di artista, quindi pronto assieme a misurarsi anche col varietà e la commedia leggera, capace di cantare e muoversi danzando accanto a Delia Scala in My fair lady o a Ornella Vanoni in Amori miei. L’importante è non perdere mai la misura, sapere che «il teatro è un grande gioco, magari tragico» e conservare quel recitare «semplice, buttato via, moderno» che dà il sottotitolo al libro intervista biografico Teatro per la vita, realizzato anni fa con Enrica, una delle sue due figlie.

LA STAMPA

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