Lampedusa, gli arrivi tra turisti e tamponi: «Troppi sbarchi, così rischiamo il caos»
l problema, ripetono tutti, è solo di numeri e logistica
Una camionetta della polizia era già in attesa. In serata la Guardia di Finanza ha scortato al molo Favarolo un barcone con 123 persone. Tra gli arrivi anche una 17enne con disabilità fisiche e mentali, assieme alla famiglia: «Lampedusa è un modello di cui essere fieri – dice Abiel Ghere, Protection officer dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che vive H24 in allerta –. Finanza, Polizia, Guardia costiera e carabinieri condividono con noi tutte le informazioni utili per trattare al meglio ogni singolo caso». Il problema, ripetono tutti, è solo di numeri e logistica, non organizzativo. Gian Lorenzo Marinese, 38 anni, è il presidente della trevigiana Nova Facility e gestisce sul campo il centro di accoglienza su un appalto della prefettura di Agrigento: «Dire che l’hotspot è al collasso è un insulto per le 120 persone che ci lavorano giorno e notte. È una situazione senza precedenti, aggravata dal Covid. Ma nessuno è stato lasciato senza acqua, cibo o letto. E nessuno è uscito dal centro. A paragone con le tensioni in paese del 2011 è indubbio che la macchina stia funzionato. L’emergenza è in Tunisia».
A ieri erano sbarcate 4000 persone in 25 giorni
I numeri, contati per difetto, sono eloquenti. A ieri erano sbarcate 4000 persone in 25 giorni, divise in 200 “eventi”. «Meglio uno sbarco da 1000 persone che 100 da 10 — ragiona Marinese —. Tante procedure diverse rallentano i tempi. Ma 3300 persone delle 4000 arrivate sono state già collocate altrove grazie a prefettura, questura e Viminale». Ad aggiungere complicazioni, nell’hotspot ci sono oggi anche tre gatti e un barboncino, arrivati via mare con i loro padroni. Sembra un dato di colore (la foto della donna con cappello di paglia e cane al guinzaglio è una delle immagini simbolo di queste ore) ma la presenza degli animali richiede un lavorìo non da poco per risalire alle vaccinazioni in «patria» e cercare di evitare la separazione dai padroni.
La concitazione di queste fasi stride con il relax che si respira nelle calette, sulle spiagge, nei locali di via Roma, pieni di turisti da tutta Italia e non solo. Gli scooter affittati per raggiungere i tuffi più suggestivi sono centinaia, le gite in barca gettonatissime. Stretta suo malgrado tra il ruolo di avamposto geografico della Ue e l’altrettanto ingrato ruolo di campo di battaglia politica a intervalli regolari, Lampedusa vive un’altra estate difficile quasi senza accorgersene se non per una generica preoccupazione. La presenza di migranti nelle strade è nulla. Chi soffia sulla retorica dell’invasione e del Covid di importazione non sembra in realtà fare gli interessi di una popolazione che vive di turismo.
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