Disagio e disuguaglianze, le nostre periferie rimosse
di Ernesto Galli della Loggia
Tutti presi come sempre dagli ultimi sondaggi e dall’immancabile polemica di giornata, tutti presi dalla fregola di twittare una dichiarazione alle agenzie ogni venti minuti o di presenziare in tv a tre talk show in una serata, i politici di questo Paese si dimenticano regolarmente di quello che avevano sostenuto con la massima convinzione solo qualche mese prima. E così non meraviglia che tra i vari scopi a cui destinare la pioggia di soldi che dovrebbe arrivarci da Bruxelles,il risanamento delle periferie è virtualmente scomparso. Quella che Renzo Piano aveva invocato come l’urgente necessità di «rammendare» il Paese non è stata degnata della minima considerazione.
Solo qualche mese fa invece — complice la protesta politica dei tanti italiani obbligati nei sobborghi delle grandi città a vedersela da vicino con il problema dell’immigrazione o della presenza di un campo rom, dei tanti elettori spinti a diventare sovranisti, populisti e anticasta per la rabbia di abitare dove i servizi sono assenti, i trasporti paurosamente insufficienti, e la delinquenza fa troppo spesso il bello e il cattivo tempo — complice tutto questo, dicevo, solo qualche mese fa il problema delle periferie dei centri urbani sembrava essere ai primissimi posti nella lista delle urgenze nazionali. Oggi, viceversa, non compare in nessun elenco dei grandi progetti da mettere in cantiere. È completamente scomparso.
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