Salvini torna al Papeete, ma l’umore è nero: «Contro di me processo politico». L’ira verso Renzi
Un altro indizio viene dalle parole della sua candidata alla presidenza della Regione Toscana, Susanna Ceccardi. Che in un’intervista a Controradio lo dice a chiare lettere: «I renziani strizzano l’occhio a destra e a manca». E cita la fonte: «Ho sentito da Salvini che Renzi gli avrebbe detto “chiamami e poi ne parliamo del voto”». E il segretario che cosa avrebbe risposto? «Col cavolo che lo chiamo». E in effetti, anche in Aula Salvini lo ripete: «Per me, i messaggini non contano niente». Il leader leghista non perde occasione per dare in testa all’ex premier: «Renzi è meno credibile di una pianta grassa, neanche i suoi genitori gli danno più retta». Anche una volta arrivato a Milano Marittima — ciabatte Havaianas rosse, bermuda militari e camicia bianca » — di fronte alle telecamere di Rete 4, il registro non cambia: «Non ho mai dato del venditore di tappeti a Renzi per un semplice motivo: ho troppo rispetto dei venditori di tappeti». E ancora: «Italia viva diceva che Azzolina e Bonafede non sono capaci di fare i ministri. E Azzolina e Bonafede sono là. È per questo che sono sempre meno gli italiani che li credono». E di nuovo: «Non li votano neanche i loro genitori».
Certo, qualche puntura c’è anche per Luigi Di Maio e Giuseppe Conte: «L’anno scorso mi davano una mano a chiudere i porti e quest’anno mi mandano a processo per lo stesso motivo». Ma, appunto, il nemico del giorno è il senatore Matteo Renzi. Perché era dalla prima settimana di luglio che le interlocuzioni tra leghisti e renziani si erano fatte più serrate. Fino al voto per il rinvio della legge elettorale di metà mese, che i leghisti avevano salutato con brindisi. Poi, l’altra notte, il mantenimento al Senato di due presidenze di commissione per i leghisti aveva alimentato la speranza dei salviniani. Che ora masticano amaro: «Renzi si è ridotto a fare l’Alfano, da solo dentro il Palazzo e niente nel paese. Continui pure così…».
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