Il sì al processo è un regalo per Salvini?
Per quanto non sia più percepito come prioritario, il problema degli arrivi via mare e dall’Europa dell’Est promette di tornare a essere dirimente nel momento in cui dovesse incrociare un nuovo aumento dei casi di Covid 19.
A confermare la difficoltà del governo è stato l’allarme lanciato nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri, il grillino Luigi Di Maio, che ha implicitamente chiamato in causa il premier: un invito a non sottovalutare una questione esplosiva, con o senza processo a Salvini.
Ma già nelle settimane precedenti il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, premeva perché si creasse una sorta di commissario all’immigrazione per controllare gli arrivi e scongiurare nuovi contagi. Il tema rimbalza tra Viminale e ministero della Salute. E l’opposizione si schiera con Salvini, raffigurandolo come una vittima dei magistrati e del governo Conte.
Il modo in cui ieri si è difeso, tuttavia, ha seminato molte perplessità almeno in alcuni passaggi. Sostenere, come ha fatto, che l’unico tribunale legittimato a giudicarlo sarebbe il popolo elettore sa di forzatura. Tende a legittimare una pretesa di impunità della politica anche quando viola la legge, che ha favorito l’epilogo voluto dai suoi avversari.
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