Esclusivo: i cinque milioni di Attilio Fontana offshore, ecco i documenti dalle Bahamas
Come si spiega questa manovra? Per quale motivo Fontana e sua madre, che
all’epoca aveva 82 anni, salgono a bordo del trust con base ai Caraibi?
Su questo punto, come su molti altri, il presidente della Lombardia ha
fin qui preferito glissare. Per capire quello che è successo possiamo
allora partire da una data, il primo luglio del 2005. Quel giorno entra
in vigore un accordo per certi aspetti storico tra la Svizzera e la Ue.
Per la prima volta i conti dei cittadini dell’Unione aperti nelle banche
elvetiche vengono sottoposti a una qualche forma di tassazione alla
fonte. In pratica sono gli stessi istituti di credito a prelevare
un’imposta del 15 per cento, la cosiddetta euroritenuta, sui rendimenti
delle obbligazioni intestate a persone fisiche.
Salutata come una grande vittoria contro l’evasione fiscale, la nuova legge si rivela ben presto un flop.
Migliaia di conti aperti nelle banche svizzere emigrano verso altri
centri offshore e l’identità degli intestatari dei depositi viene
schermata con trust o società di comodo schivando così la tagliola delle
tasse. È andata così anche per il tesoretto della famiglia Fontana? In
mancanza di conferme ufficiali non si può che notare la coincidenza di
tempi. I documenti ufficiali confermano infatti che il Montmellon Valey
trust è stato costituito il primo giugno 2005, esattamente un mese prima
dell’entrata in vigore delle nuove norme sull’euroritenuta.
La filiale delle Bahamas di Ubs trustee si è occupata della
registrazione della nuova entità giuridica. La gestione invece era
affidata a un consiglio di tre membri: una società che fa capo a Ubs, la
Corpboard ltd delle Isole Vergini britanniche, un’altra società di
servizi del Liechtenstein, la Domar board services, e Herber Oberhuber,
un avvocato in forze allo studio legale Marxer & partner, anche
questo con sede nel principato del Liechtenstein.
Il nome Corpboard è più volte comparso negli anni scorsi in indagini che
riguardano l’evasione fiscale internazionale. In particolare, già nel
2012, un’inchiesta della magistratura tedesca aperta dopo l’acquisto di
un cd rom con i dati di migliaia di clienti Ubs ai Caraibi, aveva per la
prima volta illuminato il ruolo di Corpboard nella gestione di trust ai
Caraibi. Anche lo studio Marxer and partner vanta una lunga
consuetudine di rapporti con Ubs. In particolare, nel caso del deposito
della famiglia Fontana all’Ubs, era stata costituita una fondazione nel
Liechtenstien, la Obbligo Familienstiftung, con il ruolo di trustee,
cioè di gestore del trust Montmellon Valley. Nel 2010, come rivelano i
documenti ufficiali, escono di scena Corpboard e Oberhuber e nel board
del trust entra Peter Marxer, titolare dell’omonimo studio di Vaduz.
Lugano, Liechtenstein, Bahmas: è questo il triangolo magico che
per una decina di anni ha nascosto al fisco italiano il tesoretto
intestato alla madre del presidente lombardo. Fino a quando, in
seguito alla morte della mamma, nel giugno del 2015 Fontana eredita il
patrimonio di famiglia e tre mesi dopo decide di regolarizzare la sua
posizione grazie alla voluntary disclosure varata dal governo di Matteo
Renzi.
Il trust diventa una scatola vuota e a gennaio del 2016 viene liquidato. Il conto svizzero, nel frattempo intestato all’Unione fiduciaria, diventa visibile all’Agenzia delle Entrate. Tutta la storia sarebbe rimasta un segreto ben custodito negli archivi dell’Ubs, se a maggio Fontana non avesse deciso di prelevare 250 mila euro proprio da quel conto di Lugano per rimborsare il cognato Andrea Dini dei mancati introiti della vendita dei camici alla regione Lombardia.
Un’imprudenza grave che rischia di chiudere per sempre la carriera politica del governatore leghista.
L’ESPRESSO
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