Coronavirus in Italia, timori per i contagi in aumento. I nuovi focolai sono 123, ma sono sotto controllo
Casi di importazione
Nella settimana di monitoraggio in Italia sono stati riportati 736 focolai attivi, 123 i nuovi, sparsi lungo tutto lo stivale. Oltre a quelli attribuibili alla reimportazione «vengono segnalati sul territorio nazionale alcune piccole catene di trasmissione di cui rimane non nota l’origine». Non sempre infatti è possibile rintracciare il «paziente zero», a volte purtroppo le indagini sul campo non bastano. I focolai non sono tutti di grandi dimensioni come quello di Treviso. Anzi, la maggior parte sono ristretti a piccoli fuochi di 3-10 casi, ma anche questi fanno numero.
Mugello «acceso»
Il virus ha «visitato» il Mugello, vicino Firenze. Sono 360 le persone in isolamento. La maggior parte dei positivi sono ragazzi tra 18 e 30 anni e anche 13 enni che frequentavano un centro estivo dove un educatore di 50 anni ha preso l’infezione. Tutti sono asintomatici o presentano sintomi lievi. All’origine ci sarebbe un ragazzo albanese, tornato in Italia dopo aver partecipato in patria a un funerale. Fra i contagiati di un focolaio nel salentino, a Carpignano, Lecce, c’è anche un bambino di 4 mesi. Sta bene, come il piccolo trovato positivo qualche giorno prima. In Valle d’Aosta è sotto controllo la situazione nel comune di Nus così come quella nella comunità di Introd.
Il bollettino
In Italia dall’inizio dell’epidemia almeno 247.537 persone hanno contratto il virus, 379 in più rispetto a ieri. I soggetti positivi diagnosticati sono 12.422. In tutto 35.141 morti (ieri sono stati 9). I pazienti ricoverati con sintomi sono 716, 41 dei quali in terapia intensiva. Ieri nessun nuovo caso in Umbria, Sardegna, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata. Come si osserva analizzando il bollettino giornaliero, è un continuo sali-scendi, segno che l’epidemia non accenna a spegnersi si è soltanto smorzata. «Quello che conta è la tendenza, non l’escursione giornaliera. Le variazioni sono dovute ai focolai che vengono scoperti e che determinano tanti lievi picchi», da una lettura dell’andamento l’epidemiologo Paolo D’Ancona, Istituto Superiore di Sanità.
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