Coronavirus, pasticcio alta velocità. “Salta il distanziamento sui treni, anzi resta”
Il no del Cts
In un momento in cui la curva dei casi da Coronavirus non si appresta a scendere e l’indice di contagio (Rt) è ormai prossimo all’1 a livello nazionale, la decisione di far tornare a viaggiare i treni a lunga percorrenza quasi a capienza massima non convince il Comitato tecnico scientifico del governo. Già ieri il Cts aveva lanciato l’allarme – “il trend è in crescita, siamo preoccupati dall’evoluzione della curva dei contagi” – e oggi sono tornati a ribadire la necessità di non abbassare la guardia. La scelta fatta sui treni ad alta velocità, dicono fonti del Cts, “desta molta preoccupazione“. Anche perché è stata presa “senza attendere il parere degli esperti”, affermano le fonti. Nella mattinata di giovedì, secondo quanto è stato possibile ricostruire, il Mit ha inviato al Comitato una richiesta di valutazione del nuovo piano per i treni, ma nella riunione che si è tenuta nel pomeriggio il tema non è stato affrontato, visto che sul tavolo c’erano altre questioni. L’analisi della richiesta arrivata dagli uffici del ministro Paola De Micheli era prevista per la riunione di giovedì. “Non abbiamo dato alcun parere”, dicono ancora dal Comitato, sottolineando che sarà proprio giovedì l’occasione per ribadire la “decisa contrarierà” alle scelte fatte.
Linee guida del Mit
Da oggi sono previste alcune modifiche all’organizzazione del trasporto ferroviario a lunga percorrenza. Secondo le linee guida del Mit, è consentito derogare al distanziamento interpersonale di un metro, a bordo, nei casi in cui: “l’aria a bordo venga rinnovata, sia mediante l’impianto di climatizzazione, sia mediante l’apertura delle porte esterne alle fermate, i flussi siano verticali e siano adottate procedure al fine di garantire che le porte di salita e discesa dei viaggiatori permangano aperte durante le soste programmate nelle stazioni, nonché nel caso in cui siano adottati specifici protocolli di sicurezza sanitaria, prevedendo in particolare la misurazione, a cura del Gestore, della temperatura in stazione prima dell’accesso al treno e vietando la salita a bordo in caso di temperatura superiore a 37,5 °C”. Inoltre, sarà necessario che “siano disciplinate individualmente le salite e le discese dal treno e la collocazione al posto assegnato, che in nessun caso potrà essere cambiato nel corso del viaggio, al fine di evitare contatti stretti tra i passeggeri nella fase di movimentazione”. Resta esclusa, si legge nella nota del Mit, la possibilità di utilizzare i sedili contrapposti (c.d. faccia a faccia) nel caso in cui non sia possibile garantire permanentemente la distanza interpersonale di almeno un metro, ferma restando la possibilità di derogare a tale regola qualora i passeggeri siano conviventi nella stessa unità abitativa”. Come pure resta obbligatorio l’uso di mascherina e l’autocertificazione di ogni passeggero, che, al momento dell’acquisto del biglietto, specifica di non essere affetto da Covid-19 o di non essere stato sottoposto a periodo di quarantena obbligatoria di almeno 14 giorni, oltre al fatto di non accusare sintomi riconducibili al Covid-19 e di non aver avuto contatti con persona affetta da Covid-19 negli ultimi 14 giorni”. Inoltre, continua la nota, “il passeggero si impegna a rinunciare al viaggio e a informare l’Autorità sanitaria competente nell’ipotesi in cui qualsiasi del predetti sintomi emergesse prima del viaggio o si verificasse entro otto giorni dall`arrivo a destinazione i servizi ferroviari utilizzati”.
Infine, le misure in vigore dal 14 luglio sono state subordinate alla presentazione di un idoneo piano organizzativo presentato da parte dei gestori. Come su tutti i mezzi di trasporto le eventuali deroghe alle restrizioni rimangono soggette alle misure di prevenzione già testate nei mesi scorsi, durante l’emergenza sanitaria.
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