Matteo Salvini, propaganda con uso di minore
È già accaduto diverse volte che Salvini nel dibattito politico facesse riferimenti ai figli, a volte verbali, altre volte anche fotografici. Non è il caso di ricordare qui quali sono limiti e rischi di un uso indiscriminato se non sconsiderato delle immagini di minori in rete, tanto più se le si dà in pasto a una audience così vasta come quella che si è conquistato – anche attraverso la sua macchina della propaganda nota ai più come “Bestia” – l’ex ministro. A maggior ragione se lo si fa su un tema così divisivo e delicato come quello dell’immigrazione. Non vale perciò la pena sottolineare la pigrizia sua o del suo ufficio comunicazione nella mancata premura di nascondere almeno i tratti della piccola con opportuni accorgimenti grafici, prima di tirarla in ballo in una vicenda che riguarda migranti, sequestri di persona, reati, voti parlamentari, tutte cose lontanissime – o almeno dovrebbero esserlo – dal mondo dell’infanzia.
L’aspetto forse più eloquente della faccenda sta tuttavia nella totale assenza di coerenza da parte del leader della Lega. Esattamente un anno fa scoppiò la polemica per il giro sulla moto d’acqua della Polizia di Stato del figlio del ministro dell’Interno. Si era sempre a Milano Marittima, Papeete Beach, allora sede distaccata del Viminale dalla quale Salvini teneva comizi e picconava il Governo fino a farlo cadere di lì a poco. Incalzato dai giornalisti per la ragazzata del figlio, beccato a usare un mezzo dello Stato per il suo diletto, il ministro tra un mojito e l’altro rispose: “Non parlo di figli e minori che vanno tenuti fuori dalla polemica politica. Mi vergogno di chi coinvolge i bambini nella polemica politica”. Allora perché è lo stesso leader a tirare in mezzo la figlia nella sua vicenda politica e giudiziaria legata all’accusa di sequestro dei migranti sulla Open Arms? Va bene che la “le idee e la voglia di libertà non si possono arrestare”, ma nemmeno si può pensare di ingabbiare la logica più spicciola.
L’HUFFPOST
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