Vincenzo De Luca, una valanga di liste come Cristo comanda
Ecco, ci risiamo: il Sud come luogo comune, il “vado dove si vince”, le folgorazioni sulla via di don Vicienzo, come lo chiamano da quelle parti (De Luca). Anzi, la conversione di massa di mezzo centrodestra alla fede del vincitore annunciato. Roboante, sfacciato, eccessivo. Ma un certo punto è stato troppo anche per lui. Sentite questa, che dà l’idea della dimensione. L’altro giorno lui, il governatore, ha chiesto al suo fedelissimo Fulvio Di Bonavitacola di fermare gli ingressi, perché di posti per tutti non ci sono più. Ed è meglio non suscitare appetiti prima se non hai pane per tutte le bocche poi, perché, insomma, la gente di mondo lo sa: mica si cambia partito per ideale, in queste terre e di questi tempi: “Fulvio proviamo a ridurre le liste”. Al momento sono 17, l’obiettivo sarebbe di farne 12-14. Tanto il grosso di chi doveva entrare è entrato, con tanto di banda, fanfare e senza neanche tanto sdegno del Pd, ora si può fare a meno di bazzecole e pinzillacchere.
Dicevamo: il grosso, che evoca il metodo collaudato (ricordate le fritture di pesce e le clientele come Cristo comanda?). Contano anche le cliniche. E dunque, Aldo Patriciello, re delle cliniche molisane e proprietario anche qualche struttura in Campania, macina-voti come pochi ormai in Italia. Alle scorse Europee fu eletto con Forza Italia. Adesso sosterrà Vincenzo De Luca. Lo ha spiegato al Fatto: “Essere dialogante è la mia natura e la mia natura è la mia forza. E Clemente (sempre Mastella, ndr) è un amico”. Altra sua amica è Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia, con un processo in corso per presunto voto di scambio che riguarda la sua passata elezione. Si è fatta una lista e sosterrà Vicienzo. Qui la letteratura è sterminata. Mettete su Google il nome suo e quello di De Luca e troverete una valanga di foto di lei con Berlusconi, con la scritta “Mandiamo De Luca a casa”. Sempre curiosando un po’ sulla biografia, si scopre che la signora è la vedova dello storico ras democristiano, Armando De Rosa, assessore alla Sanità e ai Lavori pubblici ai tempi del terremoto dell’80. Fu arrestato un paio di volte. La seconda, raccontò di aver portato una tangente di 300 milioni ad Antonio Gava che però rimase deluso: “Armà, so’ pampuglie (spiccioli, ndr)”.
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