Covid, Remuzzi: “Raffica di contagi. Ormai in Lombardia è immunità di gregge”
di ALESSANDRO MALPELO
Professor Remuzzi, che cosa dicono gli ultimi numeri diffusi dal ministero e dall’Istat?
“Sostanzialmente confermano un divario tra Nord e Sud – risponde Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – ribadiscono che la circolazione del virus ha preso strade diverse”.
Sotto Roma, una percentuale bassissima di infezioni. C’era bisogno di chiudere l’intero Paese?
“Le precauzioni hanno senso, anche se dobbiamo parlare di tre epidemie con espressioni molto diverse. Quel che è successo in Lombardia è diverso da quello che abbiamo visto in Liguria, Piemonte Emilia Romagna, Marche, Veneto. Una terza modalità di espressione dell’epidemia è quella che ha riguardato il resto d’Italia”.
Ci sono regioni più brave di altre nel distanziamento?
“Sì e no. Una considerazione che ho condiviso con l’illustre epidemiologo Donato Greco è che nella diffusione hanno giocato fattori quali l’urbanizzazione, gli scambi, la densità abitativa e altre cose che ignoriamo. Oggi il New York Times riconosce all’Italia il merito di aver affrontato e debellato una calamità”.
In Lombardia una eventuale seconda ondata potrebbe avere un impatto meno pesante?
“In Lombardia, in certe aree come a Bergamo, siamo abbastanza vicini a quella che potremmo definire immunità di gregge per il Coronavirus, lo ha rimarcato persino Robert Gallo dagli Usa. Qui non è solo questione di anticorpi, ma anche di difese legate alle cellule con memoria, linfociti T. Sta per uscire un articolo su Nature che illustra proprio le interazioni genetiche e ambientali”.
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