Taglio dei parlamentari, nel Pd cresce il fronte del No
di ETTORE MARIA COLOMBO
Tutti i Giovani Turchi. Alcuni big di Base riformista, tra cui si dice ci sia anche un sindaco di primo piano di una grande città del centro Italia. Cresce, e a vista d’occhio, il fronte del No al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, dentro il Pd. Il primo a buttarsi a capofitto nel sostenere le ragioni del No è stato il senatore, senza corrente, Tommaso Nannicini. Nei giorni scorsi si è aggiunto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e da allora è stato un corri-corri verso la linea del No.
I Giovani turchi hanno preso una posizione ufficiale con un tweet del senatore Francesco Verducci (“Senza una legge elettorale proporzionale è un dovere dir no al referendum”), posizione che Fausto Raciti spiega così: “Il Pd deve segnare una iniziativa politica sulla legge elettorale, dopo le timide aperture di Iv e FI. Altrimenti sul referendum io voterò no”. Il Pd, in realtà, ribadisce, in via ufficiosa, che la linea, sul referendum (il quarto voto fu sì, al ‘taglio’ dopo ben tre no) “non è cambiata”, ma sta cambiando idea. Enrico Borghi, colonnello di Base riformista (area Guerini-Lotti), spiega: “Siamo arrivati a quel voto, il quarto sì, con la promessa che sarebbero stati introdotti molti correttivi, alla riforma, non solo la nuova legge elettorale, che ad oggi non c’è. Se vengono meno le regole d’ingaggio, ognuno dirà cosa farà, ma se c’è un referendum la libertà di coscienza è sacra”.
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